Ebrei. 313 guardo di dare un forte colpo di canna ad un giovinastro, clic lanciò all’ Ebreo delle immondizie nel volto. Questo avvenimento destommi il desio di vedere il Ghetto: e mi vi portai nel giorno dietro. Il Ghetto degli Ebrei, nel qual luogo devono essi assolutamente domiciliare, sta in Venezia in Cannaregio. Era in antico molto ristretto, ma in seguito vi si aggiunse altro spazio, che chiamasi perciò Ghetto nuovo. Visitai alcune Sinagoghe, che trovai belle, e segnata-niente la spngnuola, non inferiore alla sì vantata di Livorno. Trovai degli Ebrei che presero molta premura di mostrarmi le cose relative alla loro religione, manifestandosi gratissimi a chi le considera col rispetto conveniente. Abitato il Ghetto è da circa tremila Ebrei. Ma il ristretto locale obbligolli ad alzare le case a cinque, sei e più piani, ed a costruirne l’interno tutto composto di piccolissime e bassissime stanze. Un gruppo di queste case che guarda sulla fondamenta degli Ormesini è cosa particolare (I). Nella sua facciata di pochissimo estesa vi si trovano da oltre cento e venti balconi. Ma sono così piccoli, irregolari, e stranamente posti che riesce quasi impossibile il contarli. Un così miserabile, non sano ed incomodissima albergo, mi parve tutto altro che albergo di uomini. Le vie del Ghetto sono piene zeppe di fanciulli, di donne e di venditori. Non havvi in quel quartiere troppa pulizia, ma ciò forse è per colpa dei soverchi abitanti. La maggior parte e la meno ricca degli Ebrei esercita la professione del rigattiere. Il Ghetto non basta ai loro immensi depositi, ma prendono a fitto magazzini al di fuori. Non è possibile passar pel Ghetto senza soffrire molte importunità. Quei rigattieri od i sensali loro, ritenendo che colà si vada soltanto per vendere o comprare, vi circon- (1) Furono tulle demolite ¡11 seguito. U