270 Donn’ Anna. Fu rinnunziato l’istante del pranzo. Don Carlo prese a braccio Cambelia, e Vendramin la giovane Anna. Seguili da numeroso stuolo di dame e cavalieri, eccoli già nella sala del convito. 10 non descrivo questo banchetto. Certamente che i più rari e bei pesci che doni I’ adriaiico mare vi si trovavano a profusione. Eravi il bruno tonno, lo sgombero argen-teo-azzurro, la piana orata, la triglia purpurea, I’ astaco terribile e le ostriche impareggiabili delle venete lagune. Del pari tolti alle acque dolci del Po e del lago Benaco vi ammiravi 1’ enorme storione, la saporita trota ed il carpio delicato. I doni più scelti della terra non vi erano in minor quantità. Le carni di pregiatissimi quadrupedi gareggiavano con quelle dei più scelli e rari volatili. E la stagione autunnale permetteva lo sfarzo di squisitissime frutta. E quasi tutti questi eletti cibi, posti in piatti di porcellane chinesi o del Giappone, v’erano assestali con ingegnosa varietà di aspetti e con bizzarre oppostissime forme. 11 inutile il dire come i più generosi vini forestieri ed indigeni spumeggiavano entro a bellissime tazze di cristallo e di (yo. Terminato il pranzo, tutta la comitiva si recò in altra sala dove furono serviti di dolci e gelati. Di nuovo gli sguardi degli astanti si fissavano sul forestiere, curiosi di udire altri fatti distinti di guerra. Un patrizio lo chiese del come e dove avesse riportala la sua perigliosa ferita. Don Carlo cominciò allora a cosi parlare : Io mi unii, come già sapete, o illustri signori, a non pochi cavalieri spaglinoli, pieni tutti il petto di ardente zelo per la gloria della nostra Europa e più di «niello assaissimo interessante pel vantaggio dell’augusta nostra religione. Mi