l!hJ II passeggio ginocchio, ed al ginocchio, attaccata una gamba di legno. Camminava egli lentamente e zoppicando. Leggeva uno scritto tenendolo <]uasi attaccato al naso. Avea aspetto pallido e bilioso. Era questi Giuseppe Barelli, I’ autore di quella Frusta letteraria ; giornale che iu Italia fece tanto roniore. Confesso di non essere grande amatore dei critici. Distinguo però: i crilici che sono scrittori e dotti, meritano di essere rispettali. Ma quei critici che non sono che soli critici, mi l'unno rabbia. Buratti non era uomo da sprezzarsi, ma attaccava gli autori sopra argomenti, di cui non conosceva le regole. Seguiva più il suo capriccio e la sua malignità, che il buon senso. Dichiarò gloriosissimo il nostro stivale, 1’ Italia, per le sue produzioni in lettere; e poi giudicò pressoché tutti pazzi e bestie i suoi scrittori. I giovinastri che al paro di lui poco ne sapeano di regole, erano amantissimi del Baratti. Cosi pure ne faceano gran caso coloro, che ogni scienza letteraria credono compresa nella infarinatura della lingua. Ma i veri dotti erano con lui sdegnatissimi. Furono trovati tunlo giusti i lagni di (¡uesti, che i governi italici quasi tutti vietarono il proseguimento dell’ insolentissimo giornale. La vista di quell’uo-1110 mi fece un poco di ribrezzo. Mi consolò poi l’incontro col dottissimo conte Scipione MalTei. Alla repubblica letteraria sono noli i meriti di questo grande uomo. Ma non ultimo de’ suoi meriti dee considerarsi la sua bella tragedia,Merope. La scena italiana gustò per la prima volta le vere forme di tali rappresentazioni; per cui altri degnissimi autori calcarono il lodevole e regolare sentiero tragico aperto dal MalTei. Mi si mostrarono Frugoni e Bondi, poeti d’ingegno distinto; non che altri molti abilissimi letterali sì veneti che forestieri. Ma i bravi poeti sono tanti in Italia, ed in seguito tunlo cresceranno di numero, che diverrà necessità il di-