LA DAMA. 73 re al loro ennto e ne formavano come un genere Lullo nuovo. La luna intanto crasi già alzata dalla parie del litorale e trovavasi (piasi a mezzo il cielo. Era questo tutto azzurro e sparso di jioclie stelle, perchè eclissate quasi tutte dal vivo chiarore del pieno astro notturno. Le acque della laguna ne ribattevano la immagine sui loro tremoli flutti. Un venticello soave, un vero magico zeffirello scor-revaci sul volto e gratamente ci rinfrescava. Si vedeano da lungi la piazzetta, il molo e la ripa degli slavi alternati dalle fosche ombre notturne e dal lucido battimento lunare. Una così moestosa veduta, il dolce moto della barchetta, quel ristorante giocoso zeffiretto, combinali con quel canto energico, semplice, e dolcemente melanconico, a cui si aggiunga la bellezza di quelle impareggiabili ottave, aveano immersa la mia mente in un’estasi voluttuosa. I due cantori terminarono : Oh fidanza gentil ! Chi Dio ben cole L'aria sgombrar da ogni mortale oltraggio Cangiare alle stagioni ordine e sialo Vincer la rabbia delle stelle e il fato. A questo punto d’improvviso silenzio mi scossi, e data un' occhiata alla mia ninfa, mi accorsi ch’ella si era addormentata. E Io stesso inatteso silenzio dei barcaiuoli fece nella dama 1’ effetto medesimo di un inaspettato rumore. Ella tosto si desiò. ÌMi chiese cosa mi parve di quei cantori. Io li lodai, come bene meritavano. La dama ordinò che la barca si dirigesse verso od un casino di società, a cui ella apparteneva. Qui mi feci coraggioso, e le chiesi pulitamente se mi lasciava libero, dovendo recarmi in quella sera per urgente affare ad uno studio di negoziante. La mia bella sospirò, ma lasciomnii partire. Volle parola formale che al giorno dietro fossi da lei. Datagliela,