L’AZIONE ITALIANA IN ALBANIA Lo scoppio del conflitto europeo travolgeva facilmente quella parodia di Stato, che la Conferenza di Londra, riunitasi nel 1913 alla fine della seconda guerra balcanica, aveva creato in Albania, ponendovi a capo il debole principe di Wied, imposto dalla Germania. L’Albania divenne così teatro di sanguinose lotte intestine ed obiettivo delle bramosie, mal dissimulate, di tutti gli Stati confinanti. S’impose allora all’Italia, sia perchè unica delle potenze europee firmatarie delle convenzioni di Londra ch’era rimasta neutrale, sia per i diritti storici e politici che essa aveva sulla opposta sponda Adriatica, d’intervenire nelle cose del disgraziato paese. Il 30 settembre 1914, quindi, sbarcava a Valona una nostra missione sanitaria, diretta a sollevare le precarie condizioni igieniche della popolazione; più tardi, però, negli ultimi giorni di dicembre dello stesso anno, un nostro Corpo di occupazione al comando del colonnello Mosca, composto del io0 Reggimento bersaglieri e di piccoli reparti di altre armi, prese possesso della città e della baia di Valona. L’Italia aveva dovuto risolversi a tale passo, sia perchè, in caso di entrata in guerra, il possesso di una base sull’altra sponda dell’Adriatico ci era assolutamente necessario, sia perchè dall’Albania meridionale numerose bande greche avanzavano verso la Vojussa. Attorno alla nostra bandiera, riconosciuta presto quale un simbolo di forza protettrice, di ordine, di operosità si raccolsero fidenti le popolazioni; tutto l’inverno 1914-15 e parte della primavera, infatti, furono dedicati dal Comando del nostro Corpo d’occupazione al risorgimento materiale e morale del travagliato paese, oltre che a gettare le basi di quel campo trincerato, che doveva poi assumere tanta importanza nei successivi eventi della guerra.