NOTE 1) Dhima significa Demetrio. Nulla so della famiglia dei Reni. 2) In un piccolo dizionario manoscritto, attribuito al compianto poeta albanese G. Dara, ho trovato tradotta questa parola per coniglio. Io credo invece che significhi lepre, attesa la sua evidente affinità con langchoor, tuttora in uso nel dialetto di Piana e che vale levriere. Cfr. 3) Doruntisza è forse = Garentina o Garentisza. Mi conferma in ciò il fitto che in Piana l’eroina della ballata citata, che in alcune raccolte porta quest’ultimo nome, e in altre è intitolata Lo spettro del guerriero, si chiama Doruntina o Doruntisza. 4) Kalii-inirat. Questa parola, non contenuta in alcun dizionario e caduta in disuso, ho spiegata abbondante di spighe essendo essa composta da kalii = stelo e spiga, e miri = buono. Ho seguito in ciò il De Rada, che nel suo stupendo poemetto I canti di iWlosao, traduce fusha-miir dalle belle pianure. 5) È bene, perchè possa meglio intendersi questo tratto, che riassuma in parte il contenuto della ballata citata nella nota precedente e altrove. — C’era una volta una madre nobilissima che aveva dieci figli {nella variante di ‘Piana, tredici) nove maschi e una femina per no- 250 me Garentina (var. di P. Doruntina); la quale essendo la più bella e la più vezzosa tra le fanciulle della città, fu chiesta in ¡sposa da molti giovani patrizi; nn invano. La ottenne invece, per opera di Costantino, fratello di lei, un bello e gentil cavaliere venuto da un paese molto lontano. Perchè la madre si decidesse a darla a quest’ultimo, Costan-: ino dovette assicurarla con giuramento che egli stesso sarebbe andato a prendere la sorella; se lei la avesse voluta nei giorni di lutto o di gioja. Avvennero quindi molte guerre, e tutti i figli maschi di quella povera madre furono uccisi in battaglia. Venuto il giorno dei morti la misera vecchia andò in chiesa per piangere e pregare sulle tombe dei figli; e su quella di Costantino disse : Do-v’è la tua fede, o figlio mio ? Tu sei morto ed essa t con te sotterra.—La notte seguente Costantino si riscosse dal sepolcro, il coperchio del quale essendo diventato un bel destriero, fu cavalcato dal giovane, che lo spronò verso il paese dove stava Garentina, per prenderla e condurla alla madre, come già avea promesso. Ivi giunto s’imbattè in una ridda di bellissime fanciulle; fu allora che Costantino mormorò mestamente : Siete fanciulle molto belle, ma non fate più per me.— 6) Vedi Dorsa op. cit. il capitolo intitolato superstizione; pagina 160 e seg. 7) Diijmije gen. indet. da diluii. Ho tradotto malizia parendomi questo il vero significato della parola, che deriva dal verbo Hi = io so; donde i difm = colui che sa. 8) Le nobili donzelle albanesi non ¡sdegnavano nei nostri tempi eroici, nè tuttora ¡sdegnano, d’occuparsi delle più umili faccende casalinghe, come le figlie d’Isdraello e le antiche matrone greche. La poetessa albanese sorella di Selman Toto da Progonates, amico di Alì pascià di Giànnina, apprese la morte di suo fratello mentre tornava dall’attingere acqua alla pubblica fonte, giusta il costume del paese; ed ella stessa, nella canzone fatta in quella triste occasione (V. Camarda App. p. 36 e seg.), dice d’aver rotta la brocca per disperazione. 9) Gli Albanesi ed in ¡specie le donne, chiamansi Callirioti. Non ho mai potuto comprenderne il perchè. — Byron. 10) Kru^kat sono le amiche e le affini le quali cantando adornano la sposa delle vesti nuziali e formano il corteggio di lei. Lo 251