CONDUTTURE E SERBATOI 37 stesso volle recarsi nella seguente annata a Grabusa per sollecitarne l’esecuzione; e al tempo medesimo per accomodare al basso « in capo al porto un luoco dove descende l'acqua del monte, della quale se ne ha ?nolta copia » (1). Nell’autunno del 1585 le cisterne si proclamavano così finite(2): ed in vero l’accuratissima tecnica seguita nella loro costruzione giustificava appieno il breve ritardo (3). E più non mancava che sistemare nella superfice della fortezza i canali destinati a guidare le acque piovane in quei serbatoi(4). Quanto però al novero effettivo delle cisterne, un rapporto del 1590 ne specifica il numero in cinque soltanto, aggiungendo che ad una di esse era caduta la muraglia (5). Quel che era peggio poi, il colonnello Leone Ramussati avvertiva che l’imperdonabile inavvertenza di aver accostate le cisterne alla cortina costituiva un grave pericolo nel caso che il nemico avesse battuta la cortina stessa; onde necessitava rimediare all’inconveniente col costruire davanti alla cortina uno scarpone ben terrapienato (6). Riassumendo l’argomento, il provveditore di Grabusa Gerolamo Molin nel 1595 riferiva che la fortezza possedeva tre cisterne grandi e due piccole; che necessitava risarcire quella di esse che versava (7); che il pericolo della loro situazione era più che mai riconosciuto; e che conveniva costruire i due nuovi serbatoi di acqua progettati sotto la piazza Contarina (8). Ai restauri della cisterna guasta provvide Pietro Marcello (9); e Francesco Belegno, suo successore nel provveditorato di Grabusa, ne eresse una di nuovo nella parte più bassa della fortezza(10), distante 18 passi dal muro di levante e 17 '/2 da quello di mezzo- (’) Ibidem, io luglio 1585 ; Relazioni, LXXIX: relazione del provveditor generale Antonio Grimani. (2) V. A. S.: Dispacci da Candia, 20 ottobre 1585. (3) « Le cisterne della fortezza MI* Grabuse, doppo d'essergli fatte attorno le muraglie grosse con buona calcina, vi feccero nel piati da basso un suolo di sassi grossi posti in calcina, per spianar le disegualità de' grebani sopra quali furono fondate esse cisterne. Di poi sopra questi tassi feccero un suolo grosso circa mezzo piede di scaglie picole poste in calcina ben battute con alcuni pistoni di legno, acciò si incastrassero ben insieme. Di poi, equalizzando ben questo piano di calcina, sotilmente vi feccero un suolo di piere cotte in cortello messe in calcina; sopra dette piere cotte fecero un suolo grosso da quattro ditta di gia^a cioè cogoletti di marina ben misciati con calcina; et lo batterò benissimo con pistoni di legno, acciò si stringessero insieme. Sopra questo suolo fecero per ultimo il terrazzo rosso di coppi pesti et ben crivellati mescolati con calcina, grosto da circa un ditto; qual doppo l’haverlo ben battuto con coltelaz> ài legno, lo fregavano spesso con le cazzale, bagnandolo un pochetto con acque per serrar le crepature et così terminare il fondo da basso. Dalle bande delle cisterne et di sopra, cioè dal di dentro per il volto, imbocaron le muraglie con buina calcina. Da poi messero pietre cotte in piano attorno alle muraglie, cioè da! di dentro per altezza d’un passo eh’è fin al termine che cominciano a pigliar i volti le cisterne; quali piere cotte furono messe con buona calcina. Sopra esse piere cotte et sopra tutto il resto delle cisterne dal di dentro fu datto una mano di calcina e coppi per ti, ben crivellati et misciati insieme et ben fregati con le cascole, per serrar le crepature. Le muraglie principali delle cisterne erano fatte molti mesi prima et ben seche avanti che si cominciassero le altre operationi di dentro, quali si seguirno poi e di lungo sen^altra intermissione (V. M. C.: Ms. Morosini, CCCLXXX). (4) V. A. S. : Dispacci da Candia, 28 ottobre 1586. (s) V. A. S.: Dispacci da Candia, 25 novembre 1590. (6) Ibidem, 3 febbraio 1593; Relazioni, LXXIX: relazione del 1593 del provveditore Giovanni Mocenigo; V. M. C.: Ms. Cicogna, MMDCCCLIV. (7) V. A. S.: Dispacci da Candia, 7 novembre 1594. (*) V. A. S.: Relazioni, LXXXVII e LXXXI: relazioni del provveditore di Grabusa Molin e del governatore Onorio Scotti. (9) Ibidem, LXXXVII e LXXXIII: relazioni del Marcello stesso e del rettore di Canea Benetto Dolfin. (10) Cfr. V. A. S.: Dispacci da Candia, 10 maggio 1597.