I. — I MONUMENTI ARALDICI A. I Leoni di San Marco Del simbolico Leone, che la Repubblica Veneta tanto volentieri amò profondere sui monumenti della patria come su quelli dei lontani possessi d’Oltremare, Creta conserva ancora una copia tale di esemplari da poter a buon diritto essere invidiata dalla Terraferma, ove il veneto emblema fu sistematicamente distrutto all’epoca della Rivoluzione francese. Una cinquantina di luoghi, sparsi così per le quattro città come per i paesi di campagna, con una ottantina di esemplari, vantano tuttora l’impronta gloriosa dell’alato leone scolpito sul marmo. E sebbene alcune di quelle lapidi siano discese dall’alto delle muraglie ove originariamente trionfavano, per figurare invece in più modesti luoghi o per essere ricoverate in Museo; sebbene parecchie di quelle sculture abbiano sofferto per le intemperie e per i danni dell’uomo; sebbene la trascurala o talvolta il mal volere degli odierni reggitori abbia di recente lasciato distruggere o volontariamente condannato a morte taluna di quelle insegne, il bilancio dei superstiti leoni veneziani di Creta è pur sempre confortante. E alludiamo con questo ai soli leoni marmorei delle lapidi maggiori, e non già a quelli semplicemente dipinti — come ad esempio sui cassoni dell’Armeria di Candia —, e non già a quelli raffigurati comunque sugli oggetti di minor mole, sino alle monete ed ai sigilli. Ed alludiamo ai leoni di S. Marco intenzionalmente raffigurati ad esprimere lo stemma della Serenissima, non già ai numerosissimi altri,