410 I MONUMENTI VENETI DELL’ISOLA DI CRETA Tig òó/uov ÈQQrjfialov èxaaaaro iqòv ’OXv/mov, x'ig noxe ócóxe xóarjv xaXXscnv àyX.atrjv; IJavxóyaXog Ta^gir/X OeoeixEXog àyXaofir)xr]q, àajiExog vxpivoog aE/ivòg àxsQOExófirjg, otog Kwvaxavrlvog 6 Oelog tovvo/li' èxv%0r] èvOaò’ ònij Qeìt) ev/o/ieO" evo e fi tri OV71EQ EXEV^E &EOV Magioig x^Qlr ’ AxgoOEaÌvrjS navXav xmv naxÉQOìv e/uuev ¿g àtòiov. XiXia e£ 0' éxaxòv Xtxafidvxiov xvxXa naQÌjXOe xaì òéxa %' Evvéa /tr)v Èfìào/tog cpaécov. L’epigrafe consta di cinque distici elegiaci, non dissimili da quelli della Fanero meni in provincia di Sitìa, che vedremo più avanti. E contiene il ricordo della istituzione della succursale di S. Costantino da parte del monaco Gabriele Pan-tògalo, fondatore del convento principale di Toplù. Alla domanda contenuta nel primo distico, risponde il seguito della epigrafe, commemorando come il piccolo monastero, eretto in grazia della Madonna Akro-tirjanì di Toplù, a suffragio dei propri genitori, venne fondato nel 1619, da quel monaco e dedicato a San Costantino. Il metro è esatto ; ma la grafia non sempre corretta. Se ènrj/iaìog raddoppia la g per ragioni di prosodia, è irregolare ad ogni modo tanto Xtxafiag (per Xvxdfiag, « cioè anno ») quanto Magioig (per Magir/g). ’Exàooaro è forma aoristica affatto nuova dal poetico xatwfti. La frase èggrj-fialog óó/tog denota il convento. Gli epiteti del fondatore sono desunti da Omero; quello di àxEgoExófirjg, come del resto nell’uso bizantino, significa il monaco il quale non si taglia la chioma. ’AxooOéaiva ha il duplice ufficio di caratterizzare la più sublime delle sante ed al tempo stesso di denotare la Madonna Akrotirjanì del noto convento all’ estremo promontorio della provincia di Sitia. La data è espressa a mezzo di perifrasi, come era d’uso nelle iscrizioni medioevali del mondo latino, e come qualche volta fu pure usato nella letteratura neogreca (l). Il settimo mese può essere dubbio quale sia da considerarsi, avendo riguardo alla circostanza che i Bizantini iniziavano l’anno col i° di settembre e che non solo (*) Lo Xanthudidis cita appunto un esempio del 1603 dovuto ad un monaco cretese: Xi/ua ££ i)’ exclzÒv kvxaftdvTcov xvxka jiagijXOe xaì tgià, ¡ni/v èvaxos sixooi e$ (paécov.