32 I MONUMENTI VENETI DELL’lSOLA DI CRETA pari ritengo quello immediatamente anteriore. La sua acqua partiva, come del resto la attuale, dal piccolo Kubes posto ai piedi — per occidente — della collinetta su cui sorge S. Giovanni; continuava sotterra entro tubi di pietra poligonali al di fuori e circolari internamente fino al tekès di Veli Udèn Pascià, dove era raccolta in un piccolo pozzo: donde, sempre sotterra, entro condutture di terracotta, un ramo si dirigeva al palazzo del Seraio, uno al quartiere Makhristenò, uno alla fontana grande, ed uno, — introdotto entro le mura di cinta — alla porta di Sabbionara. Ma quale fosse invece il tracciato dell’acquedotto veneziano, attraversante da sudest a nord-ovest la campagna fino a raggiungere la cinta delle mura presso la porta Guora, apparisce dalle antiche piante della città (1). Pozzi e cisterne. — Se per Candia e per Canea la questione delle cisterne e dei pozzi rappresentava una semplice misura di precauzione, in caso di mancanza dell’acqua dell’acquedotto, ben diverse erano di loro stessa natura le cose per la fortezza nuovamente eretta in cima al colle di Retimo, dove la conduttura dell’acquedotto non arrivava ed ogni provvista di acqua doveva quindi attingersi dalle pioggie. E come la fortezza medesima era stata eretta coll’intendimento di raccogliere entro il recinto delle sue mura tutta la popolazione della città, tanto più vasto si prospettava il problema di sopperire completamente ai bisogni dei nuovi ospiti. Nel 1580 tre cisterne, della portata di 2500 botti, erano già quasi del tutto ultimate(2), e lo furono di fatti nell’annata seguente (3): l’una presso alla gola del baluardo di S. Elia, una nei terrapieni del muro di ponente, la terza a tramontana (4). Delle altre tre, progettate nel vivo sasso e bisognose di più lungo lavoro (5), la prima fu iniziata nel 1584 dal rettore Angelo Barozzi(6), a 54 passi di distanza da quella di settentrione, mentre un’altra ne veniva sistemata da canto al palazzo (7); la seconda si dovette invece al rettore Benetto Bembo (8). Ma nel 1590 già le due cisterne di tramontana erano danneggiate, in guisa che versavano (9). Ed i restauri si susseguirono in quello come nel secolo seguente (I0). Chi volesse al giorno d’oggi rintracciare nella vecchia fortezza tutte le opere idrauliche dei veneziani, sarebbe costretto ad esplorare non tanto i pozzi più facil- (') Cfr. p. es. voi. I, fig. 281. (2) V. A. S.: Dispacci da Candia, 2 gennaio 1580. (3) Ibidem, 14 maggio e 7 settembre 1581. (4) V. A. S.: Relazioni, LXXXVI: relazione del rettore Angelo Barozzi. (6) V. A. S. : Dispacci da Candia, 20 agosto e 28 a-gosto 1580, 14 maggio e 7 settembre 1581. (6) Ibidem, 23 gennaio 1584. (7) V. A. S.: Relazioni, LXXXVI: sua relazione. — Cfr. Dispacci da Candia, 7 settembre 1581. (s) V. A. S.: Relazioni, LXXXVI: sua relazione. — Cfr. Dispacci da Cardia, 28 agosto 1584 e 20 settembre 1588. (s) V. M. C.: Ms. Cicogna, MMDCCCLIV. (I0) Cfr. per es. V. A. S. : Dispacci da Candia, 27 maggio 1646.