610 EMENDAZIONI ED AGGIUNTE sporgenti dalla cornice che gira. Rimane ancora in parte la bella riquadratura dell’altare latino infisso nella parete est, costituita già da due colonne reggenti la trabeazione e racchiudenti un arco su pilastrini lavorati. La porta, della facciata, l’occhio ad essa sovrastante e le due finestre — una per lato — sono pure lavorate con cura: sull’architrave forse erano degli stammi. Comunicano colla chiesa due ambienti, il settentrionale dei quali conserva una vòlta a botte perpendicolare a quella della chiesa. Al- t-4- ì ■ i • ì-t-- i ■ T • T ■ T ■ T Pianta della chiesa di *Katekhòri. l’altro si accosta la chiesuola greca, la cui alta absidiola è soltanto ricavata nello spessore del muro di levante e ampliata sul davanti per mezzo di mensoline. Del resto è eguale alla prima, solo che la porta, anziché da arco ribassato, è sormontata da arco acuto, ma del secolo XVI. Sull’architrave sono scolpiti due stemmi in forte rilievo, ma assai corrosi. Il secondo pare rappresentasse un animale rampante attraversato da una fascia. Pag. 172. - Sulla chiesa di Candia si consulti l’ampia trattazione in G.Gerola, Topografia cit. Pag. 173. - A Canea c’era una seconda chiesuola di S. Nicolò, sul porto, non lungi dalla colonna col leone. Cfr. voi. Ili, pag. 138. Delle moschee, quella di Findik Hazi Mech-mèt doveva corrispondere a S. Giovanni di Angarato (e non S. Fotina) ; quella di Abdu- rahman pascià alla Madonna Trimartiri (e non S. Giorgio Suriano); quella di Memiscì Aghà a S. Fotina. Pag. 179. - Da aggiungersi G. Geroi.A, Le antiche chiese di I.ebena a Creta, in « Atti del R. Istituto Veneto», voi. LXXIV, Venezia, 1915. Pag. 213, nota 2. - Si aggiunga la chiesa di S. Basilio nel villaggio omonimo della eparchia di egual nome: della quale non resta ormai più che la parte settentrionale. Doveva essere costituita da un atrio, coperto di tre cupoline, e da un corpo di fabbrica a croce greca, completato dai quattro loculi che convertivano quella pianta in quadrato: ma colla particolarità che l’estremo loculo orientale era più vasto e sporgente dal resto e coperto di cupolina e che il transetto comunicava soltanto per mezzo di porte coi detti due loculi est ed ovest ed era coperto di vòlta a botte della stessa altezza di quest’ultimo. Vedasi Collez. fot. n. 606. Pag. 224, fig. 221. - Fot. n. 878. Pag. 232, nota 4. - Fot. n. 632 (e non 662). Pag. 247, fig. 300. - Fot. n. 467 (e non 436). Pag. 247, nota 3. - Cfr. vo1. Ili, fig. 79. Pag. 248. - La data è 1634 (e non 1654). Si citi la fig. 359 (e non la tav. 3). Pag. 253, fig. 313. - Fot. 452 (e non 459). Pag. 260, fig. 321. - La fotografia non deve portare numero. Pag. 281, nota. — Fot. 923 (e non 903). Vedasi pure la porta di Ghdlipe, nel voi. IV, pag. 261. Pag. 283, fig. 350. - Fot. 661 (e non 691). Pag. 285, nota 1. - Vedi voi. II, fig. 355. Pag. 286, nota 1. - Vedi voi. II, fig. 357. Pag. 288, fig. 357. - Fot. n. 723. Pag. 300, nota 2. — Per la chiesa di Monò-khoro vedasi Collez. fot. n. 812. Pag. 304. — Sulla Madonna di S. Alfonso, vedere l’.opera ad essa dedicata da C. W. Henze, Mater de perpetuo succursu, Roma, 1926: il quale la crede derivata dalla Odigitria di Costantinopoli, dipinta a Creta nel secolo XIV, e portata a Roma nel quattrocento. Vi è pure un elenco di tutte le figurazioni consimili. Altra icone cretese in H. Kjellin, Marie Glorie, en Kretensisk ikon fran ijoo talet, in « Kunstmuseet Aarsckrift », I, 1924-25. Pag. 308. - Fra i pittori devesi pure elencare