B. Bagni. AlFinfuori dei pozzi, delle cisterne e dei vari serbatoi di acqua, si trovano nell’isola ruderi di altri edifici, ove il calcestruzzo testimonia lo scopo di renderli adatti a contenere dei liquidi, senza che tuttavia risulti sempre abbastanza chiara la vera e propria loro destinazione. In parte può trattarsi di pigiatoi di uva (nmrjTriQiu), rozzamente costruiti in muratura o cavati nella roccia (1); ma in parte conviene pensare invece a costruzioni balnearie, risalenti, piuttosto che a quella veneta, all’epoca bizantina. Un documento del gennaio 1248 ricorda a Candia un « balneum de burgo apud S. Antonium », e altro bagno, pure di Candia, appartenuto successivamente a Romeo Grigiioni ed a Nicolò Stadi (2). Di un balneo della Canea è parola nel 1255 (3). Un villaggio denominato Lùtra trovasi nella provincia di Retimo; altri due, FIG. 52. PIANTA DEL *KHAMAMÀKJI. FIG. 53. PIANTA DEL BAGNO DI S. GIOVANNI DI l'EMENE. (!) Cfr. voi. I, pag. 275. — Non è chiaro se allo stesso scopo servissero pure gli edifici veneziani alla località Patitirja, presso Ghalatàs (Pediada). Un frantoio da olive pare fosse l’antico avvolto di Zivaràs (Bicorna). (2) Catasticum ecclesiarum (V. B. M. : La/., IX, 179). (3) G. Scaffini, Notizie intorno ai primi cento anni della dominazione veneta in Creta, Alessandria. 1907, appendice, pag. 27.