LE ISCRIZIONI GRECHE 553 31. Ibidem. Sarcofago presso la fontana detta Xeròvrisi, ma proveniente dalla località Mavrò- papa. L’avello deriva dal consueto tipo dei sarcofaghi romani di Gortyna, a testa di bue; ma reca entro una targa di cm. 23X27 la seguente iscrizione, a lettere di cm. 3 1 2-2. -f- EvAafiniov xaì Execpavlaç Ocótoxf ffoyOi à^r]v. Lo Xanthudidis <1) dubita si tratti di un sarcofago romano, non già usato da quei due coniugi come sepoltura, bensì da essi donato alla chiesa per altro scopo. Se l’iscrizione appartiene al secondo periodo bizantino, come il frasario farebbe credere, essa ci offrirebbe uno dei rarissimi esemplari di epigrafi di tale epoca sorvissuti sino a noi. 32. Ibidem. Frammento di cornicione di marmo bianco di cm. 20X123, rinvenuto in un muro a secco, qualche centinaio di metri a nord del Pythion. Ricopiato nel 1884 dal Prof. Halbherr, che ce ne trasmise il facsimile, dopo di allora non fu più rintracciato. Ma l’epigrafe scoperta già nel 1700 dal Tournefort(2), fra i ruderi di una chiesa, figura riprodotta da parecchi autori del secolo XVIII e del seguente (3). Il confronto delle due redazioni ci dà il seguente testo: (*) 2. ’A. Sar&ovôidtjç, Xoiaxiavixai èmygacpai cit., pag. 127. (2) M. Pitton de Tournefort, Relation d'un voyage du Levant, Paris, 1717, vol. I, pag. 64. (3) B. de Montfaucon, Valaeographui graeca, Parisiis, 1708, lib. I, pag. 174, n. 1; L. A. Muratori, Novus Thesaurus veterum inscriptionum, Mediolani, 1739, vol. I, pag. 424, n. 7, con traduzione latina e note; F. Cor- nelius, Creta sacra cit., vol. I, pag. 144 (dal codice Va-ticano, n. 1759) e 200 (dal Tournefort); R. Pococke, Inscriptionum antiquarum liber, Londini, 1752; A. Mai, Scriptorum veterum nova collectio, Romae, 1825 segg, vol. V, pag. 159, n. 4; E. Falkener, On the antiquities of Candia, in «The museum of classical antiquities», vol. II, London, 1852, pag. 279; Corpus inscriptionum graeca-rum, vol. IV, Berolini, 1877, n. 8635.