20 I MONUMENTI VENETI DELL’ISOLA DI CRETA L’opera gigantesca in soli 14 mesi era compiuta! La distanza diretta dalle fonti arrivava a 6 miglia; ma in realtà l’acquedotto ne misurava quasi 9 (1). E la spesa era stata di 13 mila reali, 7 mila dei quali eransi raccolti per contribuzioni (2). Con un gettito che si calcolava di mille botti al giorno, ben poteva provvedersi così non solo alla nuova fontana, ma alle altre già esistenti <3), nonché a riempire le pubbliche cisterne (4). Ma perchè l’opera così importante avesse potuto pienamente rispondere allo scopo per il quale era stata ideata, il 7 agosto di quel 1628 Francesco Morosini emanava alcune disposizioni riguardanti la manutenzione del nuovo acquedotto. Creata una commissione di sorveglianza composta di tre deputati a vita (che furono Pietro Dandolo, Giorgio Corner e Giovanni Spiera); aggiunta ad essi l’opera di tre muratori specialisti(5); fu decretato che l’acqua rimanesse pubblica e non si potesse vendere neppure parzialmente a privati; fu stabilito che coll’acqua sovrabbondante fossero riempite una per volta le cisterne della città nel declivio fino al mare, obbligandosi i privati a costruire i canali a ciò necessari, a tener puliti i serbatoi ed a denunciare qualsiasi guasto ai condotti; e fu vietato in fine di piantare alberi fino alla distanza di dieci passi dai tubi di conduttura (6). Sfortunatamente le ordinanze non furono osservate; e dopoché il provveditore Giuseppe Civran ebbe a stabilire un annuo contratto di 240 ducati coi muratori Giovanni Canachi e Pietro Maurigliano, perchè si incaricassero a loro spese della pulizia delle tubature e delle fontane (7), il successore Michele Pruili volle rendersi conto esatto dello stato delle cose, e riscontrò che il sorvegliante, pagato 15 ducati al mese, non faceva nulla; che le viti piantate troppo vicino ai canali, li avevano rotti; che in quella pianga eì muri, con un acquedotto sopra di passa 43, l’idea di stabilire cinque fontane in dipendenza da quella dal qual entra il corso dell’ccque finalmente sopra la muraglia maggiore, cioè una a Dermata per gli Ebrei, una nella vecchia sino al luogo detto il Voltone, di dove poi con un canon piazza del duomo, una all’arsenale, una al molo ed una di piombo di on^e 4 in circa di diametro camino l’acqua sot- presso i vascelli in contumacia (Ibidem, 19 agosto 1628). toterra alla fontana, la quale è stata fabricata ancor essa con Effettivamente non furono però ravvivate che le quattro assai buon dissegno per quello che si è potuto haver in questo fontane alla Loggia, agli Arsenali, al Molo e a Dermata Regno „ (V. A. S.: Dispacci da Candia, 26 aprile 1628). (V. A. S.: Relazioni, LXXX: relazione del Morosini). (*) Un disegno generale ne veniva approntato da un (4) V. A. S.: Dispaca da Candia, 19 agosto 1628. — allievo di Giorgio Corner, aiutato dall’ingegner Monanni Quelle però dei frati di S. Giovanni, delle monache di (Ibidem, 19 agosto 1628). S. Gerolamo, del palazzo ducale, del capitano e del generale (2) Ibidem, 26 aprile 1628; e Relazioni, LXXX: rela- e del palazzo arcivescovile dovevano continuare a riempirsi zione del Morosini. cogli scoli della fontana di S. Salvatore (Ibidem). (8) « ha fontana vecchia di S. Salvatore sarà conservata an- (6) Basilio Paximadhi ebbe incarico di sorvegliare le fon- ch'essa con diligenza, per passar a quella della Loggia, ch'era tane della città, Costantino Surian il tratto più lontano, asciuta, et poi per drito camino al Mollo.... L’altra picciola e Giovanni Canachi quello più vicino dell’acquedotto. fontana di Strada Larga, dopo che si bavera servito qualche vi- Essi vennero poco dopo portati a sei, coll’aggiunta di ci no, passerà anco questa a quella parte della città che è stata Sante Muazzo, Francesco Muazzo e Giovanni Callonà. si può dir sempre priva di acque » (V. A. S.: Dispacci da (6) V. A. S.: Relazioni, LXXX : relazione del Morosini. Candia, 26 aprile 1628). Poco dopo il Morosini esprimeva (7) V. A. S.: Dispacci da Candia, 1 agosto 1638.