33 IL “PIAVE E IL JMONTELLO 33 ta, Lario, Siracusa, Rovigo, Parma, Sassari, i resti della Siena, dei Reggimenti 2° e 90 bersaglieri, del VII Gruppo alpini e nuclei sparsi di molti altri reggimenti che, decisi a battersi, spontaneamente si erano raccolti attorno ai reparti del Corpo d’armata. Era tutta gente che, selezionata dallo sbandamento, costituiva un nucleo di forze scelto, animato da alto sentimento patriottico, facilmente trasformato sotto l’impero delle circostanze in ispirito guerriero. Fu per merito di tali nuclei, moralmente sani, che i reparti decimati da incessanti, sanguinosi combattimenti, poterono mantenere sino alla fine una sufficiente efficienza numerica. Essi meritavano il vibrante elogio, che il generale Di Giorgio il 13 novembre rivolgeva alle truppe che avevano combattuto sotto i suoi ordini : « È per voi, pel vostro valore — in esso era detto — che tanta parte dell’Esercito ha potuto compiere il suo ripiegamento; è per voi, pel vostro valore che l’onore delle vostre Brigate, delle Brigate Bologna, Barletta, Lario, Siracusa, Rovigo, Siena, Parma, Sassari, è stato salvato; è per voi che, ricostituiti attorno a voi con nuovi elementi, i vostri reggimenti riporteranno le loro bandiere sull’Ison-zo e al di là. E voi sarete ricordati come coloro che seppero star fermi al proprio posto, contro il soverchiarne nemico! Viva l’Italia! Viva il Re! ». Il valore e la disciplina delle truppe della 3* Armata sono noti. Ormai il contatto su tutto il nuovo fronte è preso: crepitano già le mitragliatrici accompagnate dal rombo dei cannoni; sorgono co me per incanto reticolati, trincee, stazioni fotoelettriche, osservatori; la manovra di ripiegamento è terminata: un alt imperioso è imposto all’invasore sul « sacro » fiume! « Morire, non ripiegare! » ordina il Capo supremo. « Di qui non si passa! » rispondono i veterani di 12 battaglie, volta la fronte al nemico, sereni e fiduciosi che sul Piave si sarebbero decise le sorti e le fortune d’Italia. Il nemico non passò; dovette anzi, un anno dopo, anno di epica lotta, invero e di sacrificio senza pari, abbassare le armi ed i suoi resti furono costretti a « risalire in disordine e senza speranza le valli discese con orgogliosa sicurezza! ».