143 / CONDOTTIERI 142 Fin qui abbiamo parlato di noi popolo; ma la nostra fu una passione che ebbe dei testimoni, che noi stessi abbiamo potuto raccontare, mentre vi sono tragedie che non escono dal chiuso di una coscienza e non possono essere rappresentate. Tutti sanno come erano annerite le nostre facce nel combattimento, come erano bianche le nostre mani dopo le ferite; pochi hanno pensato che si può combattere fra sè ed essere stremati dal proprio pensiero. Noi sappiamo come era dura la terra sotto le nostre ossa e quanto era grave la morte sul nostro cuore; ma non abbiamo conosciuto il peso delle schiaccianti responsabilità. È tempo di parlare dei capi. Quasi tutti i popoli si sono battuti fortemente, ma sono riusciti vittoriosi o sfortunati a seconda della sapienza e della virtù dei capi : segno che l’azione di comando, come preparazione remota e come intervento immediato, rimane il primo fattore della vittoria; segno che l’importanza della volontà e la possibilità del genio resteranno immutate in qualunque guerra. Se è vero che la condotta di un’impresa si giudica per risultati, noi possiamo affermare di essere stati guidati al segno; se la vittoria è la differenza tra le forze e le avversità, possiamo affermare che la quantità di errore fu minima nell’azione dei nostri capi. Il capitano, personaggio non più evidente ma sempre presente, ha mantenuto la sua parte rientrando nel coro ed ha acquistato il fascino delle forze più credute che viste, più sentite che conosciute : al suo nome risponde più di un’immagine nella mente del popolo e, come un nume che non si mostra, agisce per ispirazione. Il Re è la persona prima di questo nuovo mito, il capitano per definizione, l’idea stessa del comando, quale somma di diritti e di doveri, di dignità, di necessità e di passione. Il Re, quale capo dello Stato, governa per mezzo dei ministri e, quale capo delle forze armate, comanda per mezzo dei suoi strateghi; ma la guerra, come ogni altra vicenda, porta ugualmente il suo nome, perchè egli ne assunse la responsabilità davanti alla storia, perchè di sua mano scelse gli uomini da preporre all’impresa, perchè di sua presenza fece garanzia alla vittoria sui campi più bat-