394 I MONUMENTI VENETI DELL’iSOLA DI CRETA tempo, non si possano considerare come di interesse storico: e ciò a differenza di quanto si è praticato per le iscrizioni latine e per quelle bizantine, le quali, per la maggior loro antichità ed importanza, vennero accolte qualunque fosse il loro contenuto. Con tutto ciò le epigrafi di questa classe sono circa 325: la sola epar-chia di Seiino ne conta 56. E stabiliamo sin d’ora una netta divisione fra le epigrafi dei secoli XIII-XV, che sono tutte dipinte a fresco nelle chiese ed in rapporto quindi con quei sacri edifici; e quelle dal secolo XVI in poi, le quali sono invece scolpite in pietra e si trovano da per tutto, variando pure notevolmente per il contenuto. Di quelle epigrafi a fresco la più antica datata sarebbe quella del 1225 ad Amari, n. 11 (o tutt’al più quella del 1280 a Bicorna, n. 1): del resto soltanto altre tre se ne conoscono, con data, della fine di quel secolo XIII: Seiino, n. 1, Pediada, n. 1 e Castelnuovo, n. 51 (1). Le più recenti invece, pure con data, pare devano considerarsi quella del 1516 ad Amari, n. 16, e quella del 1518 a Sitìa, n. 19. Del secondo gruppo ne conosciamo una del 1415 scolpita sopra un molino di Sitìa, n. io, ed una seconda colla data del 1497, sopra una fontana diTemene, n. 11. E continuano poi ininterrottamente. La nostra raccolta si arresta naturalmente alla caduta del dominio veneto, vale a dire, per l’isola intera, al 1645, per la città di Candia al 1669, e per la fortezza di Spinalonga al 1715. * * * Le epigrafi del primo gruppo occupano di solito la parete occidentale del tempio, da presso o sopra la porta, più di rado (sopra tutto quando accompagnano le figure degli offerenti) lungo le pareti; oppure anche (allora quando raccomandano al celebrante il fondatore oppure il pittore), in connessione coll’abside. All’esterno non sono quasi mai, se non nel caso che preceda un atrio o che l’iscrizione sia altrimenti difesa dalle intemperie. Del resto si assomigliano tutte quante. Racchiuse entro una riquadratura ben marcata, sono dipinte in lettere maiuscole, che solo verso la fine dell’iscrizione si convertono talvolta in corsive minuscole. Le abbreviature non sono moltissime; e si riducono di norma alle più ovvie. Il contenuto non solo è quasi sempre eguale, ma ripete fino alla sazietà le stesse identiche formule. L’epigrafe, di carattere eminentemente storico, ricorda come (*) Quest’ultima ci è tramandata soltanto in copia; e non abbiamo la certezza che fosse realmente affrescata.