96 SUI CAMPI VI 'BATTAGLIA 96 lano, non esitò a proclamare, con legittima fierezza, decisiva per le soiti della guerra mondiale». Nervesa, la graziosa cittadina del Piave fu, invero, l’aspro, cruento campo della strenua lotta impegnatasi nel giugno del 1918 per la inviolabilità del sacro fiume. Di essa non rimase che un informe mucchio di macerie. Ma Nervesa fu anche, in quei giorni di trepidazione e di passione infinita, un faro luminoso di fede inconcussa nella vittoria delle armi nostre. « Nervesa — scriveva il generale Roberto Brussi, già comandante della 58* Divisione — è fra i miei ricordi di guerra il più caro e il più triste insieme; il più triste perchè d’ora in ora vidi scomparire il delizioso paese e trasformarsi in maceria informe; il più caro perchè a Nervesa l’Italia vinse la grande guerra, che ebbe per epilogo Vittorio Veneto ». « Ma per un’altra ragione io ho caro il nome di Nervesa. Io vedo ancora e l’ho costantemente nel cuore, la bella, salda e fiera condotta dei suoi lavoratori, che non vollero mai abbandonare completamente i campi, pur soggetti al fuoco nemico e specialmente ricordo il 15 e 16 giugno quando, quasi con la forza, ho dovuto impedire che si esponessero a strage sicura ». « Generale — mi dicevano uomini e donne — noi siamo sicuri di voi e delle vostre truppe; il nemico non vincerà ». Era nell’aria che si sarebbe vinto e la fiducia del popolo ci fu di tanto conforto ». A questo nome, oramai caro agli Italiani, si collega il ricordo dei più puri eroismi: la prima strenua resistenza dell’VIII Corpo, la travolgente controffensiva del XXII, il sacrificio dell’asso degli assi Francesco Baracca, gli eroismi del generale Vaccari, del colonnello Platone, del tenente dei bersaglieri Ivo Lollini, del tenente Mancino e del sottotenente Maurilio Bossi! Attorno e nell’interno di Nervesa, in gara sublime di sacrificio e di valore, si prodigarono i fanti della Piacenza e dc\V Aosta tra Casa Cavalieri e la storica Villa Berti; quelli della Piemonte e della Porto Maurizio a Rotonda Bidasio; quelli della Mantova al casello ferroviario di Sovilla, della Lucca attorno alla stazione di S. Andrea; e, con i fanti, i Lancieri di Firenze ed i centauri del Foggiai