ARSENALI 127 vano considerarsi come ultimati, insieme alle due cannoniere ricavate nella loro muraglia esterna verso la Sabbionara (1). Dopo alcuni anni, durante i quali si dovette — coi sussidi di Venezia — riparare ai danni recati dal terremoto del 15 64 agli arsenali antichi(2>, e chiedere nuovi aiuti alla Dominante anche per riparare quelli del Duodo già minaccianti (3), vennero ripresi verso il 15 70 per interessamento del provveditor generale Lorenzo Da Mula gli interrotti lavori(4), allo scopo di aggiungere un’altra campata a ponente dei tre volti Nuovi. E una diecina d’anni più tardi (5), per merito precipuo del capitano Giovanni Moce-nigo (6), e grazie ai ripetuti invii di denaro da parte della Serenissima (7), il lavoro poteva dirsi finalmente compito nel 1582. La campata, costruita in gran parte dal muratore Pietro Robazzola, era venuta a costare — dal marzo 1577 in poi, — 60679 perperi, senza contare le calcine (8). Messi sulla buona strada, i progetti di ampliamento dell’arsenale si moltiplicavano continuamente. E se Luca Michiel aveva trovato agevole di aumentare il numero dei volti, colla sola demolizione di una delle case dei consiglieri (9), Giovanni Mocenigo fin dal 1580 avanzò proposta di edificare otto nuove campate « dalla scala deir arsenale per fino alla porta del molo »(l0), vale a dire ad occidente dell’arsenale Bembo (11). La Serenissima tentò da prima schermirsi, in vista degli altri nuovi arsenali che si progettavano a Retimo (12); e anche di fronte alle insistenze del capitano Gerolamo Barbarigo (il quale dimostrava che le case da abbattersi per attuare il progetto Mocenigo avrebbero importata una spesa di 3 mila scudi)(13), non mutò linea di condotta(14). Ma il provveditore Alvise Grimani ritornò alla carica, riesumando, oltre a quello del capitano Mocenigo, anche un progetto del provveditore Foscarini, secondo il quale cinque campate si sarebbero potute costruire davanti agli arsenali antichi, interrando una parte del porto(15). E questa volta una deliberazione del Senato in data 23 giugno 1584, corroborata dall’invio di 4 mila zecchini, ordinava di studiare definitivamente la scelta della nuova area (16). (!) V. A. S. : Dispacci da Candia, 8 settembre 1558. (8) V. B. M.: Ital., VI, 156: dove è il conto specificato. (2) V. A. S.: Archivio del Duca, Missive, 25 agosto 1564; (9) V. A. S.: Relazioni, LXXVIII: sua relazione del Senato Mar, XXXVII, 25, e filza XXXII, 21 luglio 1565. 1580. (3) V. A. S.: Relazioni, LXXXI: relazione del duca (10) V. A. S.: Dispacci da Candia, 26 settembre 1580 Daniele Barbarigo; Senato Mar, XXXIX, 126*. e 23 luglio 1581 ; Relazioni, LXXXI: sua relazione del 1583. (*) V. A. S.: Dispacci da Candia, 25 luglio 1570. (ll) V. A. S.: Dispacci da Candia, 24 dicembre 1581. (6) V. A. S.: Relazioni, LXXXI: relazione del capi- (,2) V. A. S.: Senato Mar, XLV, 60*. tano Natale Dona. (13) V. A. S. : Dispacci da Candia, 31 dicembre 1582. (*) Ibidem, LXXXI: sua relazione; Dispacci da Candia, (14) V. A. S.: Senato Secreti, LXXXIV, 32. 22 aprile, 22 luglio e 24 dicembre 1581; e anche però (16) V. A. S.: Dispacci da Candia, 24 maggio 1584. 20 novembre 1582. (16) Ibidem, 20 agosto 1584; e Senato Secreti, LXXX IV, (7) V. A. S.: Dispacci da Candia, 22 luglio 1581; Se- 107*. nito Secreti, LXXXIII, 92. 17