CONDUTTURE E SERBATOI 13 che qualche decennio più tardi(1) e poi di nuovo nei primi lustri del seicento furono insieme con l’acquedotto racconciate per l’uso (2). A quella medesima fonte giova credersi ricorresse ai tempi dell’assedio Antonio Priuli, allorquando, tagliati dal nemico gli acquedotti esterni e privata la capitale delle sue provviste di fuori, egli riesci nel 1666 a guidare dalla fossa fra Betlemme e Panigrà la preziosa vena che fece capo alla fontana Nuova in basso della città e dissetò gli ultimi disperati difensori di essa (3). Il Dervisc Magharascì è tuttora una grotta nell’interno della mezzaluna Moce-niga. Di qui l’acqua, derivante da un condotto internato nel terreno, attraversava la fossa, seguitava lungo le mura in un canale elevato un metro dal suolo — accosto alle mura stesse — ed entrava in Candia per la porta di Panigrà, per seguire di bel nuovo internamente un tratto di cortina verso S. Andrea. * * * All’infuori però di tali due condutture, Candia ebbe altresì un’altra piccola sorgente, nella parte più elevata della città, non lungi dagli orti del baluardo Marti-nengo. Ai piedi del cavaliere omonimo vi fu eretta un’apposita fontana nei primi lustri del secolo XVII <4); ma più a valle, alla località Bartapaglia (5), un’altra fontana figura già nella pianta di Candia del 1573 (6), la quale parrebbe alimentata dalla stessa fonte: mentre più tardi ancora sembra che l’acqua fosse deviata alla fontana di S. Salvatore (7). Un pozzo veneziano, recentemente esplorato, sotto al bastione Martinengo, raccoglie tuttora dell’acqua sorgiva, la quale attraverso una breve conduttura è guidata all’altro pozzo — Pighàidha — indicato già nella pianta del Werdemiiller, ma rifatto poi dai Turchi. Di qui l’acquedotto si dirama in varie direzioni; — ma i filoni principali sono quello che riesce alla fontana turca detta Evljà, presso le Munizioni del Betlemme, e quello che conduce all’altra fontana — pure turca — chiamata Vuljagmèni, non lungi dalla chiesuola di S. Giorgio Vlicocaridhi, per discendere poi al Mikrò Kha-mamàkhji, da canto alla chiesetta di S. Michele poco sopra alla cappella della Manolitissa. (•) V. A. S.: Relazioni, LXXXI: relazione del capi- (5) Dalla stessa località di Bartapaglia (’? tov Ilaozaxiyia) tano Filippo Pasqualigo. prendevano nome pure tre chiese dei dintorni, la Ma- (2) V. A. S.: Dispacci da Candia, 28 febbraio 1602 (già donna Nuova, S. Veneranda ed i Ss. Apostoli. Anche citato più volte) e 15 ottobre 1613; Relazioni, LXXIX: un fra Pietro Bertapaia dell’Ordine eremitano è ricordato relazione del provveditore Pietro Bondumier. In quel di- a Canea nel 1583 (V. A. S.: Senato Aiar, filza LXXXIII: spaccio del 1613 il provveditore generale Giangiacomo 3° marzo 1583). Zane dice di avere riattivata quella conduttura mediante (6) Voi. I, fig. 51. tre canali di bronzo. C) V. B. M.: hai. VII, 310 (del 21 aprile 1652). La (3) Vedavi l’iscrizione scolpita sulla Fontana Nuova. sorgente figura allora situata all esterno del baluardo, da (*) V. A. S.: Relazioni, LXXXI: relazione del capi- P^sso alla controscarpa del Martinengo. tano Antonio Mocenigo.