86 I MONUMENTI VENETI DELL’lSOLA DI CRETA tava il 19 agosto 1333 che lo stanziamento annuo per quei lavori fosse elevato a 2 mila perperi almeno ; che per tre anni vi si dovessero applicare altresì i 4 mila perperi di riscossioni che si solevano mandare a Venezia; e che Francesco Dalle Barche medesimo partisse alla volta dell’isola, accompagnato da persona di fiducia da istruire all’uopo e munito dei legnami e delle ferramenta necessari (1). Francesco partì di fatti; e solo nell’agosto 1335 gli fu concessa licenza di ritornare a Venezia (2). Ma o non si mosse dall’isola o vi ritornò ben tosto, perchè il 15 febbraio 1336, nel prorogare di altri due anni i provvedimenti finanziari del 1333, il Senato deliberava altresì di spedire a Creta i materiali chiesti da lui (3). Ciò non di meno i risultati di quei lavori dovettero sembrare tanto malsicuri, che al nuovo duca destinato a Candia si dava istruzione il 24 agosto di quell’anno di esaminare diligentemente le opere del porto, per decidere se fosse del caso o meno di proseguirle (4). E solo dopoché il responso suo sembrò tranquillizzante, il 14 luglio 1338 si autorizzò il successore ad impiegare per un anno o due i soliti redditi destinati a Venezia per compiere il lavoro (5); ed alla partenza dell’altro duca ancora, il 23 febbraio 1339, si ridiscusse la questione (6), per giungere al risultato di mandare ancor una volta a Creta Francesco dalle Barche (7), e di fornirgli ancor una volta, con deliberazione del 1 luglio di quell’anno, quanto egli chiedeva (8). Non per questo però si chiudeva la campagna di lavoro. Ma nuova provvisione di materiale e nuova concessione di storno di fondi decretava il Senato il 12 febbraio 1341 (9); e la deliberazione stessa ripeteva il 14 giugno 1343 (10): salvo a promuovere e tira la quarta de grego in ver levante, sì che la tramontana fiere entro la testa per costa ; e se lo spiron se fase sì cho s’è dito, la tramontana non li farà sì gran restia. Ancora digo che lo cavo de lo molo cum la tore del castello se travarda ad ostro, et a tramontana volse piar un molo alo canton de la tore verso levante e menar lo molo dentro maistro et tramontana. Vorìa esser longo questo molo circa passa 80 0 quanto parerà che stia ben mo fasese cum pinole spese, perchè elio se fase en bon logo ■' e questo fa^o per caxon che la restia che scapolerà dal cavo del molo che se mo' vegnirà fregando a redente Io molo novo da lo ladi de verso, grego e poco de quella restia vegnirà en lo porto e lo sabblon de la spiala che la restia duseva in lo porto se acosterà a lo molo e remagnlrà en la sacha che se dre de la tore■ Ancora digo che, fate queste cose, sa se voi serar le boche le qual se intro lo molo veio per caxon che le farla più danno che prò, che la terra che ven zp de la citade entrerìa in lo porto per quelle boche e remagniria in lo porto più che le non fase mo’ per caxon che lo porto serà più quieto che lo non è mo'. Ancora digo de partir l’ aqua che ven per le plobe da la citade a marina en tal maniera che la vada tuta de fora da lì moli. E po’ veder de far deficio de cavar lo porto e gitar la terra de lo molo novo apreso la tore del castello entro la sacha : e farasse dextramentre et in mior logo non vego che la se possa meter e cum men spese. Kendome seguro eo Francesco, fate queste cose, vu avere bon porto e non ne averà logo far più spese forasse ben cum lo plaser de Dio e de la vostra Signoria.... Ancor dixè Francesco che'l se debia lavorar sì lo spiron che è dito de far en questa maynera, che li fomenta a gitar la pera a cavo del molo e vada cum quello geto dreto dentro maistro et tramontana passa 15 et starà per rivera sì com va lo molo in verso la citade passa 15, sì che la porta de quello geto ro-rnagna dreta per me%o tramontana ; e fa^a che la pera sia più squarada che li po' a bon correo. Ancora che la pera che se de panar sia squarada cum picho et taiada la ma^or che se po’ ». (r) V. A. S.: Senato Misti, XVI, 23* seg. (2) Ibidem, XVII, 18*. (3) Ibidem, XVII, 46*. (4) Ibidem, XVII, 64. (5) Ibidem, XVII, 104. (6) Ibidem, XVIII, 5. (7) Ibidem, XVIII, 10. (8) Ibidem, XVIII, 44. (») Ibidem, XIX, 57. ('“) Ibidem, XXI, 39.