90 I MONUMENTI VENETI DELL’lSOLA DI CRETA la trascuranza negli ordinari lavori di cavazione non avesse avuto a frustare gli ottenuti successi (1). Assai più tardi, nel 1500, si provvide anche a fortificare « el spiron del molo », ed a riparare il molo minore, quello cioè di oriente (2); nel 1502 si chiesero legnami per cavare il porto (3); nel 1505 si implorarono aiuti per il lavoro stesso (4). Ma quando nel gennaio 1507 Venezia spedì le desiderate munizioni (5), un terribile fortunale del successivo dicembre ebbe a danneggiare gravemente il molo, esigendo nuovi ripari(6). A quei restauri si pose mano ben presto, comprendendo nel progetto anche un nuovo ampliamento del molo (7); ma la morte delPammiraglio dirigente le opere (8) e la nuova procella onde nel terzo suo viaggio si sfasciava a terra la barca conducente le pietre dalPisolotto di Standìa (9), ritardarono sensibilmente l’attuazione del piano, rendendo ognor più critiche le condizioni del porto. E intanto il capitano Tomaso Mocenigo si industriava di riparare alla meglio a quei danni non soltanto colla cavazione del porto, ma altresì col divergere entro un vecchio alveo abbandonato le sudice acque di scolo della città, distogliendole dall’affluenza verso il porto stesso (l0). L’opera sua fu continuata più tardi, quando il 7 ottobre 1535 i rettori di Candia erano encomiati dalla Serenissima per la cavazione del porto(ll). Ma nel 1549 il Senato lamentava al contrario che lo scavo procedesse lentamente, che si fossero devoluti ad altro scopo i fondi a ciò destinati, e che le cattive condizioni del molo e la rovina del muro « che soleva impedire le immonditie che descendevano dalla piatta » facilitassero il riempimento del porto <12): mentre pure il perito dei marangoni Capsa aveva costruito un marano per recar pietre ed una piata « con ingegni per bufar le piere de fora del turrion del molo, per reparation di esso et del porto ed altro ingegno chiedeva qualche anno più tardi Gian Matteo Bembo (l4). Una supplica dei patroni dei navigli di Candia, i quali deploravano il diminuito traffico a causa del fango del porto (15), provocò poco dopo la deliberazione del Senato in data 28 dicembre 1554: con cui Venezia si meravigliava che non si fosse ottemperato alle prescrizioni dell’anteriore ducale del 1549; ripeteva il contenuto di quest’ultima ; (1) V. A. S. : Archivio del Duca di Candia : Missive. Vedansi pure le due deliberazioni del zi novembre 1475 e 16 novembre 1476 riguardanti due navi da inviarsi a Creta ed a Modone « prò necessitai ¡bus fabricarum illarum civitatum et portuum ». (V. A. S.: Senato Mar, X, 61 e 100*). (2) M. Sanudo, Diari, III, pag. 1149. (s) Ibidem, voi. IV, pag. 430. (4) Ibidem, voi. VI, pag. 195. (5) V. A. S.: Senato Mar, XVI, 126. (6) M. Sanudo, Diari cit., voi. VI, pag. 550. (7) V. A. S.: Archivio del Duca: Missive, 21 novem- bre 1508. (8) Ibidem, 4 dicembre 1508. (9) Ibidem, gennaio e febbraio 1509. (10) V. A. S.: Relazioni, LXI: sua relazione. (u) V. A. S.; Senato Mar, XXIII, 105. (12) Ibidem, 120 e 123. — Archivio del Duca : Missive, 17 aprile 1549. (13) V. A. S.: Archivio de! Duca : Missive, 10 ottobre 1548. (14) V. A. S.: Senato Mar, filza IX, 19 agosto 1553, e X, 25 settembre 1553. (16) Ibidem, XII, 28 dicembre 1554.