i*8 SUI CAMTI VI 'BATTAGLIA 128 Capitano Caretta Annibaie, da Alessandria, del Reggimento Ca-valleggeri di Monferrato. Comandante di un gruppo bombarde, prossimo ad essere accerchiato dal nemico, anziché ritirarsi od arrendersi, attese con la rivoltella in pugno gli assalitori e cadde colpito a morte dopo fulminea lotta, soverchiato dal numero, ma vincendo l'inesorabilità del fato con la bellezza del suo sacrifizio. (Mantello, 15 giugno). Capitano Porcu Eligio, da Quartu S. Elena (Cagliari), del 450 Reggimento Fanteria. Per due giorni consecutivi con fulgida tenacia fronteggiava, alla testa della sua compagnia, il nemico irrompente, trattenendolo ed infliggendogli gravi perdite. Avuto l’ordine di contrattaccare, raggiungeva con irresistibile slancio le posizioni avversarie, sgominando forze assai superiori. Ferito e circondato dai nemici, anziché arrendersi si toglieva la vita con le proprie mani al grido di: Viva l'Italia! (Montello, 15-16 giugno). Capitano Acerbo Tito, da Loreto Aprutino (Teramo), del 1520 Reggimento Fanteria. Valoroso fra i valorosi, animatore impareggiabile, fulgido esempio di bravura, di abnegazione e di fede. Benché ferito proseguiva, alla testa del suo battaglione, nel violento attacco contro preponderanti forze avversarie. Minacciato di accerchiamento, si apriva un varco trascinando seco numerosi prigionieri. Poco dopo, colpito a morte incitava ancora i dipendenti alla lotta e spirava inneggiando alla Patria. (Croce di Piave, 16 giugno). Maggiore Mignone Francesco, da Savona, del 232° Regg. Fanteria. Comandante di un battaglione a difesa di una importante posizione, accerchiato, resisteva fieramente per tre giorni a forze nemiche assai superiori, finché, impegnatasi la lotta a corpo a corpo, cadeva sul posto del dovere e dell’onore combattendo eroicamente fra i suoi soldati. (Ansa di Lampol, 15-17 giugno).