i63 SUQLI tALTRI FRONTI VI QUERRA 163 L’invernata del 1917-18 fu la più penosa per i nostri soldati, sia per la persistenza delle intemperie sia per l’infuriare dell’epidemia malarica; ma col ritorno della primavera si ridestarono le speranze di una prossima decisione. Questa tardò ancora alcuni mesi, ma le nostre truppe ebbero la fortuna di poter salutare dalle balze della lontana Macedonia la prima alba della grande vittoria dell’Intesa. Il 21 settembre la 35* Divisione, sotto il comando del generale Ernesto Mombelli, passava all’attacco e travolgeva le prime linee nemiche, iniziando quella marcia faticosa e gloriosa che doveva arrestarsi solo 10 giorni più tardi, oltre Sop, ove circa 10 mila Bulgari, che fino all’ultimo momento si erano mostrati decisi a morire piuttosto che a cedere, si arresero al generale Mombelli. La Divisione italiana aveva così assolto l’arduo e brillante compito assegnatole dal Comando interalleato: abbandonare la pianura, attraversare l’aspro e esteso massiccio del Baba Planina e tagliare la ritirata al nemico! Ultimo, il fante italiano era giunto in Macedonia, quando le zone migliori per l’organizzazione dei servizi erano già occupate, le vie di comunicazione impegnate e sature, deficienti i locali per alloggiamenti, uffici, infermerie, ospedali. Pure, a tutte le privazioni il nostro soldato seppe assoggettarsi, a tutto ovviando con la sua attività infaticabile, il suo spirito di adattamento e la genialità d’improvvisazione propria del nostro popolo. La mancanza di strade camionabili impose di eseguire tutti i trasferimenti a piedi, sotto la sferza del sole e fra ogni sorta di privazioni; il fante italiano, tuttavia, raggiunse sempre il suo posto d’onore, lasciando, ovunque passò, il segno della sua intelligenza e del suo ardimento e vincendo in silenzio ogni difficoltà. La guerra, in quel lontano settore, non offriva possibilità alcuna di azioni in grande stile nè di brillanti iniziative personali, ma nella lunga e snervante guerra di trincea contro un avversario tenace ed agguerrito, nella diuturna lotta contro le asprezze del terreno, le inclemenze del clima e le malattie, senza turni di riposo,