La guerra, l’intervento e la pace. 393 modo, soltanto, si spiega la redazione del trattato, che viene così a costituire un singolare specchio di quella scarsa coscienza politica della maggioranza di coloro che governavano il nostro Paese ignorando i termini di molti dei suoi problemi fondamentali. Una strana versione dei precedenti dell’intervento italiano viene ammanito dalla letteratura internazionale massonica. Noi la riproduciamo col più ampio beneficio di inventario. Ad ogni modo eccola, secondo è riferita da Eugen Lennhoff nell’opera massonicamente ortodossa, Die Freimaurerei (Ziirich, Leipzig, Wien, 1929, Amalthea-Verlag, pag. 320 e segg.): Il 21 aprile 1914, il dott. Rudolf Temesvary, professore di medicina all’Uni-versità di Budapest, munito di una lettera di Stefano Tisza, Presidente dei ministri d’Ungheria (non massone, a detta dello autorevole lnternationales Freimaurerlexikon, pag. 1579) si recò in Italia e, accompagnato da un amico massone, fu ricevuto dal barone Sonnino, Ministro degli esteri. Le proposte dell’on. Sonnino risultano dal seguente scritto dell’on. Sonnino al Tisza: « Lo spirito del popolo italiano simpatizza pienamente con l’Ungheria e col popolo ungherese. Desiderando io inaugurare una politica favorevole all’Ungheria, non incontro nessun ostacolo nella mia Nazione, ma anzi incoraggiamento. L’attuazione di siffatta politica è da me concepita nel senso che il Governo ungherese, dopo stabilito un intimo rapporto con i rumeni e i croati d’Ungheria — e specialmente con i primi — si faccia iniziatore di una pace durevole fra le Nazioni europee. Il Governo ungherese dovrebbe cioè, prendere tutte le disposizioni per poter dichiarare che desidera la pace. L’Italia è moralmente disposta ed ha anche interesse a favorire la realizzazione di una siffatta grande Ungheria, la quale dovrebbe possibilmente essere indipendente da influenze germaniche. Sarà molto facile di arrivare ad un accordo segreto fra Ungheria, Italia e Romania per la soluzione degli interessi specifici dei tre paesi. Questa sarebbe l’unica possibilità di risolvere il tragico problema dell’ora presente». Tisza rispose di non poter neppure discutere una simile eventualità». Certo un accordo italo-ungaro-rumeno avrebbe facilitato una