129 IL TIAVE E IL JAONTELLO i*9 Maggiore Poggi Cesare, da Torino, del 2720 Reggimento fanteria. Comandante di un battaglione manteneva per tre giorni il caposaldo isolato ed attaccato dal nemico in forze, contrattaccando alla sua volta. Due volte ferito, conservava il comando. Esaurite le munizioni, ripiegava in ordine su posizioni poco arretrate. Nuovamente due volte ferito, continuava ad essere ancora l’anima della resistenza e lasciava il comando solo perchè costrettovi dalla perdita di sangue. (Casa Pasqualini, 17-18 giugno). Tenente Colonnello Paselli Ernesto, da Milano, comandante del 267o Reggimento Fanteria. Con la parola e con l’esempio mantenne vivo l’entusiasmo delle proprie truppe in critici momenti, respingendo furiosi attacchi nemici. Per parare ad una improvvisa minaccia di aggiramento, postosi alla testa di un piccolo nucleo, affrontò personalmente l’avversario incontrando morte gloriosa; talché il suo reggimento, entusiasmato dal suo sacrifizio, con violenta reazione respinse l’avversario e si affermò saldamente sulla posizione. (Candelù, 15-18 giugno). Capitano Crosa Costantino, da Biella, del 201o Regg. Fanteria. Occupato un importantissimo caposaldo da difendersi ad oltranza, lo manteneva saldamente per quattro giorni. Rimasto con pochi uomini ed accerchiato, impegnava un’impari lotta con bombe a mano ricacciando definitivamente l’avversario, ma consacrando la vittoria col cosciente sacrifizio della propria vita. (Molino Vecchio, 15-18 giugno). Capitano Bocchieri Emilio, da Ragusa Inferiore, comandante della 1394* Compagnia Mitragliatrici. Chiamato con la propria compagnia per ristabilire la situazione in una località ove il nemico aveva fatto irruzione, respingeva l’avversario. Nuovamente attaccato e accerchiato, resisteva strenuamente per un giorno intero. Serrato da presso, postava personalmente una