302 Parte I - Considerazioni di oggi. organizzatore, ne fu l’anima, e si può dire il principale fondatore del giornale «L’Amico», che diresse e ospitò in casa sua — fino per la distribuzione e la spedizione — ininterrottamente per una ventina di anni, pur conservando il carico di tutte le altre sue attività che man mano erano venute crescendo, quando — liberato, per modo di dire, dalla cura d’anime propriamente detta — divenne professore di religione presso le scuole tecniche statali ove, molte volte, funse anche da incaricato per la letteratura italiana che insieme a quella tedesca, conosceva come ben pochi. « Proprio lo scorso anno, in una visita che gli facemmo presso le Madri Ausiliatrici che lo ospitarono negli ultimi anni durante le sue brevi comparse tra noi, ci ricordava con la massima compiacenza — senza vanteria, come di un dovere compiuto per tener fede ai principi costitutivi del giornale — come dovette respingere accorte lusinghe di abbondante foraggio perchè il giornale fosse meno italiano. Tanto che allo scoppio della guerra dovette abbandonare, almeno nominalmente, il suo posto di battaglia, per i suoi precedenti politici e «L’Unione» — «L’Amico» si chiamò così -— dovette acconciarsi alla pubblicazione dei comunicati ufficiali, ma d’altro canto appariva quasi sempre con larghe striscie bianche per il sequestro di articoli che alla censura non apparivano ortodossi. La vittoria portò nuova vita e nuovo titolo al giornale di Mons. Mioni, e fu sempre da lui seguito sotto le diverse direzioni, fatto più libero con l’ampio respiro dei nuovi tempi, attesi e preparati pur nell’ansia sempre prevalente della difesa dei valori religiosi e morali contro le aberrazioni del liberalismo, della massoneria, del socialismo. «La sua casa era sempre come un porto di mare dove giungevano tante anime e donde ripartivano rinfrancate e incoraggiate dall’attività spettacolosa dell’uomo che non si concedeva tregua nè giorno nè notte, sempre presente quando si trattava di tentare nuove vie per cui irradiasse la luce di Dio. « Quando nel ’98 vennero i Salesiani a Trieste, superando i numerosi ostacoli che la Massoneria e il socialismo opponevano