zionale, universalistica, che veniva ad aggiungersi al fondo di predisposizione familiare e di formazione ambientale. Il Cardinale era, per così dire, un diplomatico nato ed elevato per la carriera della più alta fra le diplomazie, la diplomazia della pace al servizio della cristianità. Attribuire ad un uomo di così raffinata preparazione diplomatica e di così elevato sentire religioso il grossolano, petulante, pedagogico linguaggio contenuto nel telegramma Palffy esibito da Sforza, Ludendorff e dai bolscevichi è illogico, inconsistente, assurdo. E’ un'offesa all'intelligenza del Cardinale e alla intelligenza dei lettori. E, poiché di questo famoso telegramma Palffy si era jtarlato ancor prima che Sforza, Ludendorf e i bolscevichi lo avessero riscodellato con aggiunta di condimenti e di droghe eccitanti, il Cardinale Merry del Val lo aveva, nelle sue carte [personali, contestato e smentito. Ecco la smentita conservata dal Cardinale Canali nelle carte personali lasciategli dal Segretario di Stato. Essa porta la data del 18 gennaio 1926 : « Il Cardinale smentisce recisamente quanto eli viene attribuito nella lettera del Conte Palffy relativamente ad una istigazione alla guerra e che riflette le idee personali espresse in quella occa-sione dall’autore della lettera, non già quelle manifestate da Sua Eminenza. Della suddetta conversazione il Cardinale conserva esattissima memoria ed appunti ed è in grado di ripeterla testualmente ». Ancora più importante della esplicita, ma secca, smentita, sono gli appunti autografi stesi dal Cardinale Merry del Val sul colloquio col Consigliere dell'Ambasciata d'Austria-Ungheria, il 27 luglio 1914. Dobbiamo alla autorizzazione di S. E. Canali, che li ha rintracciati, di poterli riprodurre fotograficamente in facsimile nelle pagine qui appresso.