L’insofjocabilità dell’irredentismo. 95 avevano dubitato per un momento nè il Friedjung, nè gli esperti del Ministero austriaco degli esteri. Nella lettera autografa diretta il 2 luglio 1914 dall’imperatore Francesco Giuseppe all’imperatore Guglielmo era detto: «L’attentato commesso contro il mio povero nipote è la diretta conseguenza dell’agitazione condotta dal panslavismo russo e serbo, il cui unico scopo è di indebolire la triplice e di annientare il mio Impero. Da tutte le indagini eseguite finora risulta che a Serajevo non si è trattato dell’azione sanguinaria di un singolo, di cui le fila raggiungono Belgrado, ma di qualche cosa di molto più grave. Se anche sarà probabilmente impossibile di dimostrare la complicità del Governo serbo, è tuttavia fuori di alcun dubbio che la politica rivolta alla unione di tutti gli slavi sotto la bandiera serba promuove simili delitti e che il prolungarsi di una simile situazione costituisce un pericolo permanente per la mia Casa e per le mie terre ». È altresì fuori di dubbio, commenta il Bibl che i croati volevano rimanere con l’Austria e non passare alla Serbia. La realizzazione dell’idea slava nell’ambito della monarchia asburgica era accarezzata e prevista dall’arciduca ereditario Francesco Ferdinando. Perciò i serbi dovevano eliminare l’arciduca per togliere di mezzo la figura che personificava la realizzazione dei sogni slavi dentro l’orbita austriaca... Nelle sue memorie, il capo del Governo inglese che volle l’intervento dell’Impero britannico contro gli Imperi centrali, l’Asquith, ha lasciato scritto: «Lo strano di tutta la storia è che nella maggior parte, se non in tutti i punti, l’Austria ha ragione e la Serbia torto...». Epitafio da incidere sulla pietra sepolcrale d’una Monarchia____ Egli è che gli Stati hanno i loro cicli vitali e che, comunque, la loro esistenza si prolunga con l’esercizio di una forza consapevolmente severa, non coll’arrendevole condiscendenza e con la bonaria tolleranza. Il far ricorso alla forza dopo un prolungato periodo di cedenze e di lasciar andare non può condurre a risultati positivamente costruttivi e rafforzatori. Nei riguardi dell’irredentismo italiano aveva visto più chiaro l’Ambasciatore d’Austria a Roma, Wimpffen, il quale già nel 1880 (e precisamente