236 Parte I - Considerazioni di oggi. Stato Maggiore austriaco. La camarilla viennese di Corte, in cui e (la cui si alimentava Videa della priorità della guerra contro l’Italia, fu sgomenta all’indomani della giornata ultrice di Sera-jevo. La cricca panaustriaca, che faceva capo al Conrad ed aveva nella « Oesterreichische Rundschau » il suo organo più autorevole, si trovò per un momento disorientata. Essa, contro Tisza ed i fedeli di Francesco Giuseppe, aveva sempre affermato che prima si doveva annientare VItalia; poi, sopra il patriottismo austriaco risorto dalle vittorie belliche sulle imbelli italiche truppe, si sarebbe costruito il trialismo tedesco-magiaro-croato, onde alla fine, spontaneamente o sotto la pressione delle armi, la Serbia ed il Montenegro avrebbero dovuto cadere neWorbita d’attrazione dell’Austria-Ungheria che si sarebbe affacciata, da Salonicco, all’Egeo. Tisza, l’uomo di fiducia di Francesco Giuseppe, scompigliò, alla morte di Francesco Ferdinando, i piani del gruppo di Conrad von Hoetzendorf, di Corrado principe di Hohenlohe e di Leopoldo Chlumecky. L’Austria dichiarò guerra alla Serbia e mosse contro la Russia. Conrad von Hoetzendorf — che aveva concentrato tutto l’acume del suo cervello e tutto lo studio della sua lunghenne carriera nella preparazione della guerra contro l’Italia, esaurito anche da una pietosa passione senile trascinatasi sotto il bel cielo di Portorose per la sapiente moglie italiana di un pezzo grosso della grande nobiltà industriale tedesca — si trovò disorientato dinanzi al nuovo compito. I suoi piani fallirono miseramente. Nei primi mesi di guerra, l’armata austriaca, sotto la guida di Conrad, attraversò momenti così tragici come mai più in seguito. Il capo dello Stato Maggiore austriaco non seppe più riordinare le sue forze, sbandate, tagliate, sbaragliate, in pazza disordinata fuga. Subì, Conrad von Hoetzendorf, l’estrema umiliazione di vedersi — lui, capo dello Stato Maggiore austriaco — subordinato, da un giorno all’altro, al comando germanico, per il quale nel suo spirito panaustriaco covava l’antipatia del rivale sfortunato. Ma la vendetta non era ancora compiuta. La mano della Superiore Giustizia doveva punire Conrad von Hoetzendorf in