scendi nei sotterranei della casa, attingimi vino dalle botti, poi chiuditi nella tua stanza. Prese ei la coppa piena di vino e la spada che fa pianti; e salito sul destriero, usci incontro ad Alibegh. — Ben viene chicchesia che a noi venga. — Ti viene il signore Alibegh. — Ben vieni, o signore Alibegh. Dimmi l’animo che ti conduce : vuoi tu la tazza del vino o vuoi la spada che fa strage ? — Non voglio la tazza con vino, nè la spada che fa pianti, voglio e prenderommi la tua cognata. L’eroe arrossi, bevette il vino; trasse indi la spada e feri nel cuore quello sfacciato; indi assali i compagni di esso e molti ne uccise e ferì. Nella piazza fatta deserta, quando tornò sopra Alibegh, prese e gli tagliò il capo, e conficollo nella punta della spada. '*) Chi non divide coll’ospite il pane e il sale, il vino e l’acqua, e in generale qualunque altro cibo e bevanda, non è tenuto a rispettare la fede ospitale; con essendovi nessun vincolo che a ciò lo costringa. '•!>) I è rarit = la caduta; dal verbo bie — cado; aor. raash\ part. raar. i bit significa anche io porto, ma l’aor. fa prura e il put. pruur. 2®) La catastrofe di questo canto potrebbe parere strana a coloro che non conoscono gli albanesi e i loro costumi. Ho detto che la vendetta è ritenuta un dovere sacro; perciò la fidanzata di Milo è obbligata a vendicare il padre, Ma 1 omicida e il suo amante, la sua vita, il cuor suo, come 182 ella dice. Dopo una violenta e breve lotta che dovette sconvolgerle l’anima, la forte vergine prende una nobile risoluzione, travestita da cavaliere raggiunge ed attraversa la strada all’eroe infelice, rampognandolo; questi, punto nell’onore, la uccide senza conoscerla. Il dovere è adempito, e la bella fanciulla muore contenta per le mani di colui che non poteva esserle mai più marito, dopo di averle ucciso il genitore. 1S3 G. Schirò — Rapsodie jlibanesi. 12