/ rapporti fra italiani e tedeschi. tore non sarebbe approdato a nulla, lo si liquidò con la brusca dichiarazione che l’Ambasciata non era un’agenzia di collocamento. L’ottimo imprenditore ebbe allora una felice idea : si rivolse alla Nunziatura apostolica e il Nunzio, che era monsignor Taliani, l’accolse ironicamente dicendogli: «Ecco i nostri liberaioni! Quando hanno bisogno di qualche cosa si ricordano anche della Nunziatura. Perchè non 6Ì è rivolto all’Ambasciata? ». — L’ho fatto, rispose pronto l’imprenditore, ma mi fu risposto che l’Ambasciata non è un’agenzia di collocamento. — Ebbene, replicò il Nunzio, lo sarà la Nunziatura. — E gli fece senz’altro ottenere i lavori ai quali aveva diritto per essere riuscito vincitore del concorso. « Il compito del giornalista italiano a Vienna, non era facile; anzi esso era delicatissimo. Certo l’Italia non era in grado di affrontare da sola in quegli anni l’eventualità di un conflitto con l’Austria; ma, siccome questo conflitto era inevitabile, bisognava preparare gli animi a saperlo affrontare al momento opportuno. A questo compito hanno atteso con coscienza e con costanza i corrispondenti italiani nel loro quotidiano lavoro, aprendo gli occhi all’opinione pubblica, nella quale, special-mente durante il periodo del giolittismo, i circoli ufficiali, per amore del quieto vivere, cercavano di alimentare l’apatia e l’indifferenza. E chi è giornalista sa che nei momenti delicati, quando sono in giuoco i supremi interessi della Nazione, non c’è bisogno di parole grosse, di polemiche oscene, di proteste violente e ingiuriose per far sentire al pubblico quello che vi detta la vostra coscienza. Anzi talvolta basta un semplice fatto di cronaca a destare nel lettore i sentimenti più reconditi, quando è narrata dal corrispondente nella maniera che gli suggerisce la sua passione. I circoli ufficiali di Vienna erano troppo esperti in questa materia per non apprezzare nel suo giusto valore il nostro lavoro; essi vedevano che con le nostre informazioni e con lo stesso nostro notiziario noi alimentavamo giorno per giorno quell’avversione verso le cose austriache che al momento della riscossa doveva generare l’entusiasmo, col quale il popolo ita-