496 Parte II - Carte di ieri. lavoro. L'affievolimento delle rimesse degli emigranti, dovuto ai minori guadagni loro, conseguenti al ristagno economico prodotto dalla guerra « europea » anche nei paesi transoceanici, ridusse pure assai gravemente le entrate di molte famiglie operaie. Nessuno di questi fattori di malessere per la classe operaia sarà eliminabile avanti la fine della guerra « europea » ; essi dilegueranno soltanto con la conclusione della pace, quando, ripresi i traffici, riaperte le industrie, ci sarà un enorme lavoro di ricostituzione dei beni distrutti da eseguire. Infine c’è il gruppo delle contingenze che alterano Vequilibrio fra entrate e spese delle professioni economiche indipendenti, le quali vanno dalle grandi industrie per azioni alle piccole esistenze autonome del commercio al dettaglio e dell’artigianato, esistenze queste ultime che soffrono ancor più del proletariato operaio a motivo della guerra « europea ». La mancanza di concorso da parte dei forestieri, non modificabile sinché duri il conflitto « europeo », danneggia in Italia una quantità di categorie economiche : dagli albergatori e affittacamere alle osterie, dai venditori di oggetti d'arte e di pseudo-antichità al sarto, alla stiratrice, al barbiere, dall’imprenditore teatrale alla venditrice di fiori. Il restringimento ed il rincaro del credito, imposto dall’enorme consumo di capitali disponibili fatto dalla guerra « europea » e dalle sue ripercussioni sui paesi neutrali (mobilitazione), mette in serii imbarazzi una quantità di industrie, le costringe a ridurre l’attività, impedisce loro — quando anche ne avessero la convenienza — di estendere il lavoro, ne intacca fortemente gli utili. Le difficoltà dell’esportazione sia nei paesi belligeranti sia nei neutrali, a motivo della guerra « europea » (per es. il Brasile può comprare meno in Italia, perchè, causa la guerra « europea » e la conseguente contrazione dei consumi, può esportare meno caffè in Europa) cagiona perdite a molte industrie, distrugge parecchi rami di commercio. La guerra, mentre mantiene quasi invariati i consumi di generi alimentari, decima quelli dei prodotti meno indispensabili, infliggendo perdite sensibilissime a rami importanti della produzione economica. Appena quando la guerra V europea Q non sarà più, le condizioni delle attività produttrici e truffi-catrici volgeranno al meglio. Proseguendo la guerra le cause del disagio si accentueranno. I pochi mercati granari disponibili per l’esportazione, sotto la pressione delle insistenti richieste delle amministrazioni militari e dei loro agenti, avranno ringalluzzite le speculazioni rialziste; i noli, per quel po’ di commercio che va nuovamente incominciando, rimarranno sostenuti, mentre i a raids » dei sottomarini germanici si danno la pena di spingere più in su i premi dell’assicurazione contro il rischio di guerra. La spossatezza economica inerente al conflitto si accentuerà nei suoi effetti, col perdurare della fase bellica, che, consumando i capitali disponibili, rincara il credito e uccide, con gli alti tassi d’interesse, le