La guerra, Vintervento e la pace. 395 e, ancor più, della Dalmazia osterebbe la considerazione che in queste regioni gli elementi italiani si trovano in minoranza di fronte a quelli serbo-croati. Sarebbero però indispensabili la immediata e incondizionata cessione della parte puramente italiana del Trentino, la concessione dell'autonomia a Trieste nell’orbita della monarchia degli Asburgo, ed un miglior trattamento degli italiani nell’Istria e nella Dalmazia ». A questa esposizione del principe Biilow, il libro dell’Am-basciatore austriaco a Roma, barone Macchio, non aggiunge alcun elemento di interesse (Macchio: Wahrheit! Fürst Büloiv und ich in Rom 1914-15, Wien 1931). La versione del principe Biilow si può agevolmente confrontare con l’accenno fatto dal Salandra al colloquio da lui avuto con l’Ambasciatore straordinario di Germania subito dopo che egli aveva visto il Ministro degli esteri Sonnino ( Cfr. Salandra : La neutralità italiana, Milano 1928, pag. 469): «Biilow ha soggiunto, di sua iniziativa che, se non era impossibile arrivare al Trentino, sarebbe stato assolutamente impossibile persuadere l’Austria a disfarsi di Trieste. Trieste è come il polmone dell’Austria. Per Trieste darebbe l’ultimo uomo e l’ultimo fiorino. A proposito di Trieste, ha parlato però sempre di interesse austriaco, non d’interesse germanico; accennando, anzi che alla Germania bastano Amburgo, i porti del Baltico e il commercio dell’Atlantico. Avendo io accennato a Fiume, come a un possibile surrogato di Trieste per l’Austria, ha risposto subito che Fiume, piccolo porto, era troppo poca cosa e insufficente ». Il preteso allacciamento di rapporti fra Sonnino e Tisza, auspice la massoneria, tenacemente sostenuto in varie pubblicazioni massoniche austro-svizzere e riferito anche nel volume delle lettere del Tisza (Graf Stefan Tisza: Briefe, Berlin 1927, Reimar Hobbing, pagg. 190, 191), non incontra credito alcuno presso il Salandra e, del resto, doveva aver lasciato assai incredulo anche lo stesso Tisza, il quale in una lettera al Ministro degli esteri austriaco Burian ne parla come di comunicazione avventurosa e di natura non troppo seria (« Abenteuerlich und nicht ganz ernster Natur»). Il sollecitatore dei contatti italo-