L'insoffocabilità dell*irredentismo. 83 nazionale si accentuava la coscienza dei giudici italiani. La lotta diventava sempre più difficile, ma sempre più serrata. Era questione di esistenza. Il giudice italiano diventava attore nazionale, parte in causa. A che pro giudicare un fratello reo di difendere la stessa esistenza nazionale in cui anch’egli era minacciato? Bisognava aiutarlo, salvarlo. E del pari i tedeschi, i quali nelle loro province avevano sentito il morso dell’invadenza slava, mal sopportavano i colleghi slavi di Trieste, anche per il loro basso livello civile e intellettuale. I tedeschi, quasi tutti, davano la loro preferenza e le loro simpatie agli italiani, alla causa italiana. Così la difesa italiana poteva resistere, così la repressione anti-irredentista si infrangeva. Sino a quando, però, la resistenza sarebbe potuta durare? Essa diventava giornalmente più difficile. I piani dell’arciduca Francesco Ferdinando miravano a definitivamente sopprimerla. L’italianità doveva essere silenziosamente soffocata, sommersa sotto una dilagante marea di slavismo, il trialismo aiutando. Il problema della italianità si manifestava urgente. Il programma dell’arciduca ereditario di incorporare la Venezia Giulia, Fiume e la Dalmazia in un terzo stato asburgico quasi esclusivamente slavo non ammetteva che una soluzione unica, per gli italiani : l’irredentismo. E non un irredentismo blando, ma un ardito irredentismo galoppante. Così la convinzione irredentistica penetrava fra i giudici anche solo moderatamente nazionali e li permeava. Il fenomeno aveva aspetti analoghi anche nei confronti di funzionari pubblici. Persino alla polizia vi era qualche funzionario italiano, se non irredentista, nazionalmente ben intenzionato. Eccezioni, ma eccezioni significative di uno stato di necessità. Nella polizia, la quasi totalità della bassa forza era composta di slavi, che perseguitavano gli irredentisti per comando superiore e per innato odio generico contro tutti gli italiani, anche se per avventura fossero politicamente degli austriacanti. La bassa forza di polizia slovena non era intelligente, fortunatamente. Anzi era, decisamente, deficiente, corta di cervello e villana di modi, idiota e presuntuosa. Offendeva, urtava, ma non colpiva i veri colpevoli, ch’erano astuti. Così giovava all’ir-