La fortuna economica di Trieste e i suoi fattori. 443 0 quattro milioni all’anno corrispondenti (capitalizzando al 4%) ad un capitale di 75 oppure 100 milioni di corone, che verrebbero sottratte a Trieste ». Il regime doganale, nel suo incedere verso una costituzione daziaria ispirata a criteri sempre più protezionistici, non riuscì naturalmente vantaggioso al commercio triestino, il quale ama svilupparsi massima-mente sotto l’egida del libero scambio. Dagli inasprimenti daziari adottati dall’Austria-TJngheria, specialmente nel 1906, furono soffocati alcuni redditizi e fiorentissimi rami del commercio triestino, fra i quali ci limiteremo a citarne uno solo, ma forse il più caratteristico: quello dell’olio di cotone, ch’ebbe il dazio di 4 fiorini aumentato ad un livello veramente proibitivo di 40 corone. Non nomineremo gli altri rami di commercio distrutti o ridotti per effetto degli inasprimenti daziari: i vini, le granaglie, ecc. Favorevoli a Trieste riuscirono invece i così detti dazi preferenziali stabiliti nella tariffa daziaria austro-ungarica a favore delle importazioni via mare. Ecco perchè vennero introdotti. 1 primi trattati di tariffa erano costruiti sulla base del movimento commerciale con la Germania e gli Stati dell’Europa occidentale: perciò riuscivano più favorevoli all’ importazione via terra che a quella via mare. Degli Stati che commerciavano con l’Austria via mare, soltanto la Turchia godeva della clausola della nazione favorita sulla base del trattato del 1862, ma solo per il caso meno importante di merce turca trasportata su battelli turchi. Per rimediare a questo svantaggio in danno dei porti indigeni, la legge del 4 dicembre 1868 dichiarò godenti la clausola della nazione più favorita le merci introdotte nel territorio doganale dai porti franchi di Trieste e Fiume. Queste disposizioni furono più tardi (nel 1891) modificate nel senso che l’importazione via Trieste e Fiume doveva seguire secondo il tasso minore ed infine nel senso che per alcuni coloniali ed alcune droghe si stabilivano dazi leggermente più bassi in caso d’importazione via mare. Questa misura fu adottata anche nell’intendimento di servirsene come arma nella guerra doganale con la Germania. S’è detto che il risultato dei dazi preferenziali fu favorevole a Trieste: non bisogna però esagerarne l’importanza e credere che il commercio di Trieste si basi essenzialmente sui dazi preferenziali. Anzitutto sono pochissime le merci che ne fruiscono, appena una decina. Di esse la maggior parte presenta scarso interesse e non partecipa che con una percentuale bassa al commercio triestino. Soltanto il commercio del caffè è assai sviluppato e di notevole importanza per la piazza. Però neanche qui tutto si deve ai dazi preferenziali: il caffè destinato al consumo di Trieste e del suo hinterland immediato prenderebbe la via di Trieste anche se non ci fossero i dazi preferenziali. Poi c’è il commercio del caffè che l’abilità dei commercianti