Revisione storica del « mito » irredentista. 23 gimenti, evitando i ricalchi sulle versioni correnti, non sufficen-temente controllate, procedendo ai collegamenti con le origini più remote, anziché arrestarsi solo alla soglia delle connessioni ultime e, pretesamente, più dirette. Ne è risultato, così, che la revisione storica, come ha notato il De Vecchi stesso (Cfr. la Rassegna storica del Risorgimento del luglio 1935) ha svincolato il Risorgimento italiano dalla rivoluzione francese, e nel numero del maggio 1935 della stessa rivista il medesimo scrittore aveva assai giustamente osservato (pag. 642), che tutte le generazioni le quali hanno più sofferto e più creato, che più intensamente hanno vissuto, hanno sentito la necessità di rivedere la loro storia. Sembra il mito di Sisifo, ma non lo è, perchè ogni epoca reca un apporto nuovo. La quale storia si scrive, è vero, sui documenti del passato e con la più assoluta e metodica regolarità d’indagine, ma con lo spirito del presente, col cuore, con la mente, con la poesia, con la spinta dell’oggi che ridà vita al passato. In forma veramente incisiva, nel numero del gennaio 1935, della Rassegna Storica del Risorgimento, la direzione della rivista dopo di aver ricordato che già in altro tempo aveva affermato essere la storia del Risorgimento tutta da rifare, reclamava il diritto di rivedere il periodo immediatamente antecedente della nostra storia. È lontanissimo da noi, continuava la Rassegna, l’animo di demolire nulla di nulla di quanto fu costruito; ma è ben presente la volontà di restaurare tutte le suppellettili della nostra casa, non lasciando nulla in soffitta e riportando nei varii ambienti tutto quanto vi fu tolto, affinchè se ne ricomponga la interrotta armonia : restauro di cose lontane, non demolizione delle presenti. Il nuovo quadro risulterà, così, tale da rendere evidente il perchè delle correnti nuove e da dimostrare quanto fossero antistoriche tutte le Cassandre che predicevano la fine del mondo quando sorse l’Èra nuova, riuscendo soltanto a fornire, in ultima analisi, la prova storica della loro assoluta cecità. Le nuove vie sono continuazione e sviluppo delle antiche ininterrotte, seguite da un popolo di civiltà ultramillenaria e di giovinezza eternamente rinascente. La Rivoluzione che