Un imperatore, un arciduca e un maresciallo. 229 dell’alterigia della Prussia e della sua casa regnante (') —; dal mancamento dell’arciduca Francesco Ferdinando verso la nazione ungherese; dalla volontà di oppressione e dalla velleità di annientamento degli italiani soggetti all’Austria, particolarmente vive nell’arciduca Francesco Ferdinando e nei suoi accoliti e, in prima linea, di Conrad von Hoetzendorf sono scaturite, irrefrenabili, le correnti che trascinarono la monarchia alla rovina. Di un triplice mancamento, l’impero degli Asburgo scontò, tragicamente, il fio: del mancamento verso la missione tedesca, del mancamento verso la nazione magiara, del mancamento verso la civiltà, l’amicizia e l’alleanza dell’Italia. Come l’arciduca Francesco Ferdinando, il maresciallo Conrad von Hoetzendorf, dall’arciduca stesso fatto nominare capo di Stato Maggiore, era fautore di una soluzione del problema jugo-slavo entro i confini della monarchia degli Asburgo, col distacco dei croati dall’Ungheria (Cfr. Nowak: La marcia alla catastrofe, Rocca di San Casciano, 1922, trad. id., pagg. 26-27). Per contro egli voleva, anzitutto e sopra tutto, toglier di mezzo l’Italia. Per ben quattro volte tornò alla carica presso l’imperatore Francesco Giuseppe con memoriali e proposte precise. Il Capo di Stato Maggiore austriaco era instancabile al riguardo. La sua era una vera ossessione: la campagna preven- (1) Ciò ormai viene ammesso anche dagli storici di Germania. Nel dar resoconto di una conferenza tenuta da H. Srbik a Berlino, la Frankfurter Zeitung del 22 dicembre 1935 scriveva essere necessario richiamare nuovamente l’attenzione del pubblico sull’evoluzione del concetto che in Germania si ha del senso e dell’essenza della storia austriaca. Dopo le espressioni sdegnose o fredde di Gervinus, dopo l'indifferenza succeduta a Kòniggratz, dopo la caduta della costruzione bi-smarckiana, c’è voluto un intenso lavoro di indagine storica per comprendere meglio i servizi resi dall’Austria al germanesimo. « Noi possiamo oggi, più fortemente degli scolari di Treischke e di Sybels, comprendere i compiti nazionali assunti dall’Austria nella lamentata e condannata sua comunanza statale con popoli di schiatta non germanica. Ponendo trecento anni or sono La culla degli imperatori tedeschi nelle lontane regioni sul Tibisco e la Sava, essi salvarono il loro giovane Stato, ma salvarono anche la Germania e l’Europa centrale dalla marea islamitica. E noi proviamo oggi una profonda emozione considerando la figura del Principe Eugenio di Savoja. Il suo programma non si è realizzato, ma rimane un grande e fiero ricordo. Egli voleva unire più strettamente l’Austria alle rimanenti contrade tedesche, formare un blocco compatto tedesco fra la Francia e l’Oriente, sotto gli Asburgo, ma facendo cosi trionfare per sempre l’elemento tedesco ».