« La conquista di Trieste ». 473 commercio mondiale, le radicate consuetudini di relazioni d’affari, le esistenti comunicazioni ferroviarie, i porti già costruiti e largamente arredati, gli scali delle grandi vie del commercio mondiale, le ingenti spese ed il lungo tempo necessari per la creazione ab ovo di un nuovo porto in posizione meno favorevole, difenderebbero efficacemente, forse durante decenni, i porti di Trieste e Fiume; non li assicurerebbero però in modo assoluto e definitivo contro qualsivoglia perdita, specie se si considerano i grandi progressi realizzati ultimamente nella tecnica delle costruzioni portuali e ferroviarie. Qualora la Croazia venisse annessa al regno di Serbia, dal punto di vista commerciale non ci sarebbe da muovere nessuna obiezione molto seria contro la cessione alla Serbia di uno sbocco anche sulla costa marittima che da Fiume si allarga fino a Zara, sebbene alla Serbia stessa non strettamente necessario, dappoiché essa già verrebbe ad impossessarsi della Dalmazia meridionale e fors’anche di qualche territorio albanese. La gravità infinitamente minore del possesso serbo di uno sbocco sull’Adriatico fra Fiume e Zara in confronto a quella inerente ad un possesso austro-ungarico del medesimo sbocco dipende dal fatto, che fra Fiume italiana ed il suo hinterland non immediato, ma più importante — l’Ungheria — potrebbero continuar a sussistere i vecchi rapporti d’affari, dato che all’Ungheria non resterebbe alcuna possibilità di avere un proprio porto nazionale. La scelta tra Fiume — porto situato in posizione favorevole, antico per rapporti e relazioni commerciali, bene arredato, con una colonia commerciale magiara e unito all’Ungheria da una rete ferroviaria — ed i porti serbi appena da sviluppare e costruire in posizioni meno vantaggiose e razionali lungo la costa croata, non potrebbe esser dubbia da parte del commercio ungherese. La conclusione, dunque, è: 1°) in caso che la Croazia continui a far parte dell’Austria-Ungheria, il possesso costiero d’Italia deve possibilmente procedere ininterrotto fino a Zara e giù a sud, ossia fino a quella parte della Dalmazia settentrionale (Narenta o Cetina) o magari anche più in basso che sapremo ottenere; 2°) in caso che la Croazia faccia parte della Serbia, il possesso costiero orientale d’Italia può consentire, qualora sia propria imprescindibilmente necessario, una più o meno breve interruzione lungo il tratto che va da Fiume a Zara. In tutti i casi, però, è commercialmente preferibile che si rinunci piuttosto ad estendere molto a sud il nostro possesso della Dalmazia superiore e si ottenga invece la costa che Fiume congiunge a Zara.