31 IL TI AVE E IL JMONTELLO 31 va, perciò, nuovamente la minaccia sul fianco della 3* Armata, come durante il movimento dall’Isonzo al Tagliamento. Occorreva, conseguentemente, manovrare con celerità, poiché al tempo necessario per lo spostamento, bisognava aggiungere quello per riformare in colonna le truppe che già avevano assunto largo fronte per assicurare la difesa del Tagliamento. Prudenza vuole che i passaggi sul Piave siano efficacemente e solidamente assicurati. Nella stessa giornata del 4 novembre, le Brigate Sesia, Lecce, Catania ed Aquila precedono il grosso della 3* Armata su quel fiume per costituire le teste di ponte protettive e, nelle prime ore del 5, con armonico movimento, mirabile per ordine e disciplina, i grossi iniziano la marcia per cammini separati e predisposti. Seguono le retroguardie. Il Livenza è passato nella sera ed i ponti stabili su di esso sono fatti saltare; le retroguardie dell’Armata vi si schierano a difesa, in collegamento verso nord con quelle della 2*. Il Comando di armata si stabilisce ad Oderzo. Sul Livenza si ha, per ordine superiore, un tempo di arresto, poiché la 21 Armata deve sostarvi per 48 ore; la 3“ la deve precedere al Piave, ma l’azione del nemico, sempre più incalzante sul fronte della 2a Armata, modifica tale divisamento. Il Corpo d’armata speciale del generale Di Giorgio erasi, come si è detto, schierato sino dal 5 sul Livenza. Nel pomeriggio del 6 esso veniva attaccato su tutto il fronte dal Castello di Aviano a sud e, nella notte, era minacciato di aggiramento in direzione di Sa-cile. Se il nemico fosse, infatti, riuscito a forzare il Livenza a Sa-cile, le truppe del generale Di Giorgio sarebbero state tagliate dalle strade di Conegliano e di Vittorio, rinserrate tra il fiume e M. Costale e poste nella impossibilità di assolvere il compito ad esse assegnato. Il generale Di Giorgio intuisce il pericolo e, abilmente manovrando, frustra il disegno nemico e riesce il 7 novembre ad opporre un nuovo fronte da S. Pietro di Feletto a Conegliano.