Il « mito » massonico. 173 sentire e che faceva dimenticare le differenze minori; sotto l’Austria la massoneria era proibita e quindi c’erano scarse possibilità di influenze (eccetto che in alcune grandi aziende finanzia -ziarie) e di proselitismo; nelle amministrazioni comunali il controllo dei partiti contrari, ossia dei nemici nazionali, e la sorveglianza del Governo erano attivissime. A parte questi fattori inibenti le possibilità degenerative del metodo massonico, consuete nel clima libero d’Italia e di Francia, vi era anche il fattore più decisivo delle superiori virtiì civiche di Felice Venezian e di Teodoro Mayer, alle quali è doveroso rendere omaggio. Però, nel tempo medesimo, è doveroso rilevare che le figure più alte, più nobili, più grandi dell’irredentismo giuliano e della difesa nazionale nella decima regione d’Italia non furono mai ascritte alla massoneria, anzi parecchie fra esse si manifestarono ostili alle organizzazioni segrete per ciò che vi era in esse di settario o di antireligioso. Nè furono massoni, malgrado i loro sentimenti mazziniani, i due martiri più puri del riscatto nazionale della Venezia Gialia : Guglielmo Oberdanh e Nazario Sauro. Non furono massoni i migliori e più cristallinamente limpidi e italiani podestà di Trieste: l’attuale senatore Valerio, il Sandrinelli, il Bazzoni. Non furono massoni i migliori scrittori irredenti e irredentisti: Attilio Hortis (il più autorevole dei deputati di Trieste), Riccardo Pitteri (il degnissimo e abilissimo presidente della « Lega Nazionale »), Silvio Benco, Ruggero Fauro; probabilmente non lo fu neppure Giuseppe Caprin. Non furono massoni i due vesilliferi più ardenti, gli agitatori più instancabili dell’irredentismo: Riccardo Zampieri e Attilio Tamaro. Non fu massone il più munifico, cordiale, fervido dei filantropi dell’irredentismo : il senatore conte Salvatore Segre Sartorio. Non furono massoni i capi del movimento irredentistico serio e consapevole nel Regno, i due maggiori presidenti della «Trento Trieste», Piero Foscari e Giovanni Giuriati. Non furono massoni i presidenti e i capi più attivi della «Giovane Trie-stey>. Non furono massoni i migliori gestori dell’amministrazione comunale, come Igino Brocchi, l’avv. Vidacovich, per non citare che due dei maggiori fra i moltissimi buoni. Non furono