48 Parte I - Considerazioni di oggi. zione, alla quale la materia prima, •l’elemento primordiale affluiva anche da settori disparati e separati. Nella storia d'Italia il fenomeno, pur non frequente, è tutt’altro che unico. Ha scritto, acutamente il De Vecchi di Val Cismon (in Rassegna Storica del Risorgimento, maggio 1935, pag. 646): «Tutta l’Eu-ropa è un crogiolo di razze; ma la civiltà europea è incontestabilmente oggi la civiltà di Roma temperata dalla morale cristiana. Le ondate dei nuovi venuti nella penisola : dirozzati, romanizzati, assorbiti, dominati dalla tradizione, legati alle antiche famiglie, sono diventati nel medio evo Italiani. Sono del resto ondate esigue anche come numero, di fronte agli otto o dieci milioni di Romani esistenti allora nella nostra penisola. Così fatti, la nostra espansione nel mondo riprende: la nostra, permeata di noi, del nostro spirito romano anche se, ahimè, non più unitaria. Caduto il grande tronco per vetustà, è tutto un pullulare di polle intorno al grande ceppo e sempre per le stesse radici. Ci mancava lo Stato. Ma noi abbiamo dato anche allora a tutto il mondo il più largo dei concorsi esportando la miglior parte della nostra civiltà, assorbendo i popoli accorsi a noi, aiutando l’Europa intera ad uscire dal chiuso del Medio-evo, chiuso elevatissimo nel pensiero, ma frammentario e debole per la politica ». La forza di suggestione e di attrazione dell’irredentismo si manifestava anche in un senso negativo, nell’ allontanamento di tutto ciò che potesse, in un qualsiasi modo, ricordare l’esistenza e il potere dello Stato asburgico. Se non ci fossero state le cassette postali e le uniformi dei poliziotti, nessuno si sarebbe accorto, a Trieste, di non essere sotto il medesimo Governo del resto d’Italia. Nelle librerie i più recenti libri italiani; nei negozi la reclame adattata con riferimento agli avvenimenti nazionali; nei giornali, le cose d’Italia in prima pagina e le vicende austriache relegate in poche righe e in posizione scarsamente visibile, con minor importanza che negli stessi giornali del Regno; nei teatri il repertorio consueto di tutti i teatri italiani; e, ovunque fosse possibile, accostamento casuale dei tre colori : il bianco, il rosso e il verde; mai e in nessun posto fotografie