La fortuna economica di Trieste e i suoi fattori. 441 quella degli altri Paesi a favore dei loro porti: la Francia spese per i suoi porti circa un miliardo di franchi e si propone di spendere allo stesso scopo altri 642 milioni; il Regno d’Italia spese per i suoi porti circa un miliardo di lire e si accinge a spendere parecchi altri milioni ancora; per la sola Genova si spesero finora nel Regno d'Italia 235 milioni di lire (ed altri rilevanti lavori sono previsti); per i lavori portuali e per i magazzini a Trieste si spesero e si spenderanno dal 1868 (inizio dei lavori) al 1916, compreso il contributo del Comune, appena 116 milioni di corone, dunque meno della metà delle spese sostenute nel Regno per i lavori a Genova. I Magazzini Generali furono costruiti a Trieste per iniziativa della Camera di commercio e del Comune, con una spesa di 20 milioni di corone. Gli impianti furono ideati ed eseguiti con una larghezza diì vedute che sbalordì gli stessi commercianti. Nel 1894 i Magazzini Generali furono riscattati dallo Stato, che ne appesantì la gestione e che cercò poi di aumentare le tariffe con grave pregiudizio del commercio, il quale già soffre per le disposizioni eccessivamente onerose delle tasse portuali. Prima di chiudere queste righe sul porto e le istituzioni portuali non sarà inutile di ricordare come gl’industriali abbiano invano chiesto al Governo la creazione nel territorio di Trieste di una zona industriale franca, su cui poter estendere con maggior facilità e senza inciampi le fabbriche, che in città incontrano ostacoli al loro sviluppo, difficoltà di movimenti e fortissime spese. È da sperare che prima o poi il Governo vorrà accogliere il saggio postulato degli industriali, abbandonando la sua politica d’inerzia e di misoneismo, dannosa alla generalità. In quanto alla politica economica dello Stato nei riguardi di Trieste sono da rilevarsi varii atteggiamenti. Anzitutto è da segnalare l’abolizione del a Porto franco », avvenuta nel 1891, la quale se da un lato fu esiziale per parecchi rami del commercio locale e danneggiò gravemente gli interessi dei consumatori triestini, dall’altra corrispose ad un indirizzo generale nella politica commerciale dell'epoca. Il togli-mento del porto franco, più che influire sul volume del commercio di Trieste, che continuò a svilupparsi, ebbe ripercussione sulla natura dei traffici, che da una forma prevalente di lucroso commercio proprio si trasformò per buona parte nel povero commercio di transito. Su questa trasformazione in peggio del commercio triestino esercitò notevole influenza anche la politica delle tariffe ferroviarie (in Austria grandissima parte della rete ferroviaria è gestita dallo Stato) che, unitamente ad alcune tariffe introdotte per volere del Governo dalle società di navigazione, produsse uno sviamento del commercio dall’intermediazione triestina. Le tariffe comulative, di cui il Governo mi-