Adriatico e Mediterraneo. 499 gravissimo. Non bisogna assolutamente lasciarci sfuggire il buon momento, senza approfittarne largamente. Tanto più che se l’Italia entra in campo contro l’Austria, questa avrà da combattere non solo con la Russia, la Serbia e l’Italia, ma anche con la Rumcnia. Meglio di così non si potrebbe davvero desiderare. La enorme importanza di un sicuro confine orientale per la vita e l’avvenire della Nazione non è un artificio improvvisato a favore della propaganda per la guerra contro l’Austria, ma è una realtà indiscutibile, preesistente, immanente e, come tale, avvertita e precisata nei suoi termini più chiari da tutta una serie di illustri statisti e militari. Da Camillo Cavour che disse : « Noi non potremo essere tranquilli finché l’Austria resterà una grande Potenza»— a Giuseppe Garibaldi inneggiante alla sicurezza della Patria mercè la reintegrazione dei confini linguistico-naturali; da Giuseppe Mazzini il quale ammoniva gli italiani a « non dimenticare l’utile e la difesa e a ricostituire i naturali confini d’Italia nell’Istria ed alle Alpi Giulie » — a Costantino Nigra affermante che a l’Austria padrona del Trentino minaccia in un tempo Venezia, Brescia e Milano », —- a Bettino Ricasoli, il quale sosteneva x( non essere soltanto il Tirolo italiano che ci occorre, ma benanco l’Istrìa; senza l’Istria avremo l’Austria sempre padrona dell’Adriatico » va un’interrotta serie di patriotti e di uomini di Stato, unanimemente affermanti la necessità per l’Italia di avere i confini naturali, non soltanto per la ragione del principio di nazionalità, ma anche a tutela della indipendenza della Nazione. Forse, un’ importanza ancor maggiore che questi pensieri e queste affermazioni, l’hanno i giudizi dei tecnici militari. Rilevava il Baude: «Il massiccio delle Alpi Tridentine gettato contro il centro medesimo d’Italia ha sempre fornito agli imperatori di Germania la base delle loro operazioni contro la penisola ed è stato il grande ostacolo all’ indipendenza del Paese. È nelle montagne stesse, è nella vallata superiore dell’Adige che si trova il nodo di tutte le strade militari ». Ed il più grande genio militare della modernità, Napoleone Bonaparte, scriveva: « Palmanova non rende padroni dell’I-sonzo; l’Alpe Giulia è il compimento del possesso del Friuli» e «non sarebbe l’Austria esclusa dall’Italia senza che la linea dell’Adige fosse portata all’Alpe Giulia». Ed ancora-, L’Istrie l’importe par la conve-nance et par la valeur intrinsèque de beaucoup sur la Lombardie». Ai quali giudizi del sommo stratega si uniscono con unanime ed illimitato consenso, anche i critici militari modernissimi. Uno dei quali, il colonnello A. Tragni, giunse, in una densa monografia su « Il confine orientale d’Italia », alle conclusioni seguenti: « In caso di conflitto, l’Austria inizierebbe le operazioni difensivamente nel Trentino; offensivamente, col grosso delle forze traverso all’Isonzo, sullo stesso fronte, già tanto duramente provato, più d’ogni altro, nella storia d’Italia». Il Barone è dello stesso avviso.