Un imperatore, un arciduca e uri maresciallo. 221 tismo serbo perchè commemorante la battaglia di Kossovo. Perchè il mio viaggio dovrebbe essere pericoloso — chiedevasi egli — se lo scopo mio principale è quello di metter i miei sudditi slavi sul medesimo piede dei loro presenti padroni, i magiari? Alla fine* però, Francesco Ferdinando giudicò che valeva meglio essere prudenti. Egli non sopportava il pensiero di scomparire dinanzi agli occhi di suo zio Francesco Giuseppe. Tuttavia, certo che il suo coraggio personale non poteva essere sospettato, andò" dall’imperatore e, con gli abituali suoi modi bruschi, gli disse: « Là basso, pare che si sia organizzato l’assassinio ». Al che Francesco Giuseppe gli avrebbe risposto: « Adesso è troppo tardi; è difficile per te di non andarvi ». Egli vi andò; l’orgoglio aveva avuto il sopravvento sulla prudenza, davanti il vegliardo che egli profondamente detestava ». Francesco Giuseppe presentiva in Francesco Ferdinando il distruttore della monarchia. Egli era molto inquieto per l’agitarsi dell’arciduca e per i suoi piani politici. Già nel 1908 il vecchio imperatore, dinanzi al rumor di sciabole che faceva lo Stato Maggiore, in occasione della annessione della Bosnia Erzegovina, aveva detto testualmente, l’otto di ottobre, al Presidente dei Ministri Beck : « Der Generalstab gehòrt ins Nar-renhaus; solche Dinge muss man in Ruhe behandeln ». (Lo Stato Maggiore è da rinchiudersi in manicomio; queste cose devono essere trattate con calma) (Cfr. Sieghakt, op. cit., pag. 147). L’abisso che separava l’imperatore dall’arciduca, per colpa di quest’ultimo, si sprofondava sempre di più. Francesco Ferdinando si era creato un ufficio politico militare, intitolato Cancelleria Militare. Ciò era visto malvolontieri dall’imperatore. Come dice testualmente il Sieghart, il modo violento e senza riguardi, con cui l’arciduca sosteneva il suo punto di vista di fronte alla Corona e ai suoi Consiglieri; il carattere impetuoso e il tono sdegnoso delle sue proposte dovevano urtare il monarca tanto più, in quanto l’arciduca non si teneva affatto entro i limiti delle sue attribuzioni militari e tendeva ad immischiarsi in tutte le cose. I suoi interventi erano sempre bruschi e aspri; egli non conosceva l’oggettività (pag. 235). Egli, che con piacere riusciva