Difese italiane e Massoneria. 197 sarebbe, che la Società Dante Alighieri osserverebbe un contegno ostile alla Monarchia Austro-Ungarica e che le aspirazioni di detta società sarebbero rivolte direttamente contro gli interessi dell'Impero. « Or mi permetto di osservare, Signor Ambasciatore, che codeste considerazioni sono prive di fondamento. Anzitutto la Società Dante Alighieri presieduta dall’on. Ruggero Bonghi, non ricevette alcun telegramma dal Congresso Trentino e per conseguenza la Luogotenenza imperiale e reale è stata male informata. È deplorevole che per un atto di tanta importanza si invochino a motivo due notizie false. « Passo a ciò che più giova conoscere e che interessa un'associazione nazionale quale è la Società Dante Alighieri. « La Società Dante Alighieri non ha scopi politici. I soci che la compongono appartengono al partito moderato e non vanno confusi, sarebbero i primi a sdegnarsene, con coloro i quali fanno professione d’irredentismo. La Società Dante Alighieri si propone il culto della lingua italiana in tutte le regioni in cui questa è parlata, e non oserebbe far cosa che potesse influire sulla politica internazionale del Governo o pregiudicare l’azione di questo all’estero. Le relazioni della Società Dante Alighieri col Governo sono tali e così notorie che ritengo come una offesa fatta a noi ogni imputazione che le si possa fare di tendenze faziose o di atti che in qualunque modo o misura potessero ledere le buone relazioni che l’Italia mantiene coll’impero vicino. « Voglio sperare, che il Conte Taaffe, presa notizia delle cose come realmente sono avvenute, saprà correggere l’opera della imperiale e reale Luogotenenza di Trento. Non intendiamo con ciò influire su gli atti amministrativi del Governo austriaco; ma solamente osservare, che a nessuno è dato, ancorché pubblico funzionario, offendere gratuitamente con ingiustificate imputazioni un Governo amico. Il contegno del Luogotenente non è certamente di tal natura da mantenere quell'accordo che noi cerchiamo e ci sforziamo di tenere saldo, a costo anche della nostra popolarità. «.Allorché io seppi che a Trento volevasi innalzare una statua a Dante e che il Governo austriaco aveva permesso non solo questo omaggio all'altissimo poeta, ma anche Vistituzione di una Società che tende a favorire il culto della lingua italiana, me ne compiacqui e rallegrai, vedendo in quell’atto di buona politica un fatto reale che alla nazionalità italiana guarentiva nel poliglotta Impero gli stessi diritti che sono guarentiti ai tedeschi, agli slavi, agli ungheresi, ai boemi, ai rumeni ed a tutti gli altri popoli che janno parte dell’Impero. « Ora sono dolentissimo di dover constatare le condizioni difficili che vengono fatte al Ministero Italiano in questa occasione. Finché la fiaccola dell'irredentismo si trovava accesa dai radicali, io non li te-