6o
SUI CAMTI VI 'BATTAGLIA
60
di quello gcrmanico-bulgaro in Macedonia, che apriva la via di penetrazione nel cuore della monarchia austro-ungarica; quando le con. dizioni politico - economiche interne di quest’ultima e della stessa Germania divennero talmente gravi da obbligare persino i rispettivi Comandi Supremi ad isolare gli eserciti operanti dal Paese per mantenerli saldi e disciplinati.
  NeU’ultima decade di settembre, le condizioni favorevoli per impegnare la battaglia decisiva sembrarono avverarsi ed il generale Diaz non esitò a gettare sulla bilancia della guerra, per farla traboccare in nostro favore, tutto il peso che l’Esercito, moralmente e materialmente pronto, rappresentava.
  In ogni azione bellica occorre tenere sempre conto dello spirito del nemico e delle sue condizioni materiali. Ora, nel momento in cui si iniziava la nostra offensiva, le gravi condizioni interne nelle quali si dibatteva l’Austria-Ungheria, già in piena crisi di regime, astrazione fatta dalle sue condizioni economiche, facevano sentire le loro ripercussioni sulle truppe, specialmente su quelle delle retrovie, alcune delle quali avevano già dato segni di indisciplina.
  Il nostro Comando Supremo aveva perciò, nello scegliere il momento opportuno per attaccare il nemico, saputo attendere, sfruttando l’elemento morale, tanto importante per un buon successo.
  Nella prima settimana di ottobre il raggruppamento delle forze e la riunione dei mezzi per l’offensiva erano compiuti : essi avevano richiesto un movimento in ferrovia e per via ordinaria di 21 Divisioni, di 2000 cannoni e di immensa quantità di materiali.
FORZE E DISEGNI CONTRAPPOSTI.
  Alla data del 24 ottobre 1918, le forze austriache sul nostro fronte constavano di 57 Divisioni e mezza, pari a 801 battaglioni, sostenute da 6028 pezzi di ogni calibro.
  Di esse: 39 Divisioni e mezza erano in prima linea, 18 in seconda linea ed in riserva. Queste forze erano divise in 3 Gruppi di armate : del Tirolo (Arcid. Giuseppe), di Belluno (Feldmar. von Goglia) e dell’Isonzo (Maresc. Boroevic).