404 Parte I - Considerazioni di oggi. Ma il genio del male ebbe, momentaneamente, il sopravvento. Dal genio del male furono investite, contemporaneamente, la nazione italiana e la nazione tedesca. La nazione italiana fu menomata nei frutti legittimi della sua grande vittoria. La nazione tedesca venne colpita e perseguitata al di là di ogni limite consentito dall’equità internazionale o giustificato dal soverchia-mento avversario di essa grazie ad un complesso di collaborazioni internazionali preponderanti, del blocco economico e dell’affa-mamento delle popolazioni civili. Particolarmente atroci furono le mutilazioni sul civile e nobile corpo dei tedeschi d’Austria, sacrificati a razze di livello colturale incomparabilmente inferiore e che con le responsabilità della cessata dinastia degli Asburgo avevano uguali, se non maggiori, attinenze dei tedeschi. veramente tali e veramente « belligeranti ») sino alla fine della guerra ». (pag. 11): « Se Lloyd George e Wilson si dichiaravano contrari allo smembramento dell’Au-stria, ciò avveniva, prima perchè sapevano che gli slavi stessi difendevano gli Asburgo dentro la Monarchia e che nessuno dei popoli « oppressi » ne voleva la distruzione, se invece si poteva trasformarla federalisticamente ». Come, con efficacissima sintesi, l’aveva caratterizzato in poche frasi l’on. Luigi Federzoni (in un discorso pronunziato alla Camera nella tornata parlamentare del 26 novembre 1920) « la Jugoslavia si era messa in condizioni di vincere comunque la guerra: perchè se la vittoria l’avesscro ottenuta gli imperi centrali, la Jugoslavia avrebbe vinto come Croazia e Slovenia; se avesse ottenuto la vittoria, come l’ottenne, l'Intesa, la Jugoslavia avrebbe vinto, così appunto come ha vinto, come Serbia ». E all’on. Salvemini, vero nazionalista dello jugoslavismo, che ai nazionalisti italiani aveva rimproverato di avere, in un passato non lontano, sostenuto la causa della Serbia nelle sue rivendicazioni contro l’Austria, l’on. Federzoni osservava che — a parte il discutibile gusto di chiamare in causa il nome e l’autorità di un estinto, che non può dunque protestare, il glorioso e indimenticabile Ruggero Fauro (il quale, in un articolo pubblicato il 30 dicembre 1912 aveva sostenuto le aspirazioni serbe in confronto al possesso territoriale austriaco) — era onesto e indispensabile riportarsi al significato e al fine che quel determinato atteggiamento aveva. « In seguito allo scoppio ed allo svolgimento della guerra balcanica — continuava con rettilinea argomentazione l’on. Federzoni — si era creata una particolare, drammatica situazione di antitesi fra l’Austria e la Serbia, divenuta ormai il centro verso il quale, naturalmente, si polarizzavano tutte le forze slave del sud. Ora è ben naturale che, allora, dinanzi alla crisi intemazionale che già maturava nel contrasto fra la Serbia e l’Austria il conflitto fatale del 1914, è ben naturale che un cittadino di Trieste sentisse prima di tutto la volontà indomabile della distruzione dell Austria, di quella che fu la ragione essenziale e immanente di tutta la sua vita e di tutta la sua opera, della sua partecipazione alla guerra e della sua morte, tauro non poteva non desiderare che nella crisi che già si annunziava, /