7 rapporti fra italiani e tedeschi. 263 le persone dei nemici cui si riferiva e l’oratore che, equanimemente, aveva voluto farne menzione, dimostrando un’altra volta ancora che fra italiani e tedeschi dell’Austria, se esistevano divergenze politiche, non esistevano per contro odii nazionali. « Quando — narra il Barzilai — una sera, la sera del 5 ottobre 1878, gli organi della polizia di Trieste si recavano a frugare nei cassetti di Giacomo Venezian, le carte nelle quali aveva segnato la cronistoria delle sue cospirazioni caddero tutte nelle loro mani. E venne il processo, e del processo solo qualche tratto voglio narrare. Giacomo Venezian era il principale imputato. E verso di lui specialmente si convergevano le indagini dell’istruttoria per cercare di strappargli chi sa quali segreti.... E allora si ricorse al metodo gradito e consueto dei nostri oppressori. Nella cella di Giacomo Venezian fu rinchiuso un rinnegato italiano, un tal Demori, il quale doveva, profittando della sua giovinezza che si credeva suscettibile di debolezze, strappargli rivelazioni. Mi scrisse Giacomo Venezian di questo tentativo: «Essi fanno falsa strada». A Trieste gli accusati una notte d’improvviso sono strappati al carcere e sotto grande scorta portati nella capitale della Stiria, a Graz; e Giacomo Venezian nella notte semilunare diceva serenamente ai compagni : — Sarà tanto di guadagnato. Impareremo un poco anche la lingua tedesca! « E a Graz si celebrarono i dibattimenti e nell’ultima ora, dopo tre giorni di concitate polemiche, giunge nell’aula della Corte d’Assise un funzionario e consegna al presidente della Corte un grosso plico chiuso da imponenti suggelli di ceralacca. Il presidente era un rinnegato, perchè nelle provincie dellTstria, come già in quelle della Lombardia e della Venezia, i più tristi aguzzini austriaci furono sempre rinnegati italiani. Orbene, il presidente Ferrari apre questo plico. Che cosa conteneva esso? ,Una serie di mentite rivelazioni che Giacomo Venezian avrebbe fatto al detenuto Demori posto in cella con lui. Il presidente annunzia quel contenuto. Vi è ancora uno in quest’aula che con me ha veduto quella scena. Giacomo Venezian come una belva ferita salta, seguito dagli altri, al banco del presidente ed escla-