144 I CONDOTTIERI 144 il nostro tempo chiameranno antico. Alla destra del Re sarà un guerriero dalla visiera abbassata, senza segni sul vasto petto se non di ferite, e porterà per la briglia il suo cavallo con l’andatura di chi senta viva la terra sotto il suo passo e sulla bocca avrà il misterioso sorriso di chi sa la meta non vista: lo sconosciuto farà l’appello dei capi. Luigi Cadorna dall’occhio termo e dalla mascella dura, sembra scolpito con il suo cavallo nel granito dei monti materni e par che non si muova, ma sotto gli zoccoli pesanti la terra stessa cammina. Egli stringe le redini con ambo le mani quasi tenesse ancora le sorti della battaglia ed è a capo scoperto come per farsi leggere in fronte, ma un’ombra di tristezza indugia sul suo viso: forse egli ritorna ai primi sogni dell’adolescenza quando fu avvertito che un giorno avrebbe ripreso la marcia dal fiume dove il padre suo era giunto ndl’ultima, sfortunata campagna; forse rivede i luoghi dello spaventoso assedio dove dieci volte stette per afferrare la vittoria e gliene rimasero in mano le penne e, quando credè di averla avvinta, quella si volse ed egli si trovò davanti il destino. Egli sembra fermo come quando tutto gli mancava intorno: come quando gli fu consegnata una povera armatura per affrontare il gigante e la riparò in fretta e scese in campo e combattendo se ne fece una nuova; come quando si gettava in avanti senza paura della minaccia alle terga, sempre pronto a mutare di fronte, ad accorrere dall’una all’altra porta; come quando gli precipitarono in un mattino le mura costruite negli anni e non tremò e sulle rive di un altro fiume fece suonare la sua voce come la squilla del Carroccio. Gli stanno intorno tutti i comandanti che furono prima visti dal suo genio e poi riconosciuti dalla fama, quelli additati dalla sua certa mano all’investitura del Re; gli sta accanto il prediletto della vittoria, quello che era giunto più innanzi sui bastioni del Carso e perciò doveva scrivere il suo. nome in fondo all'opera compiuta.